Mancata dichiarazione crypto cosa succede e quali possibili sanzioni

La mancata dichiarazione crypto comporta una serie di conseguenze anche molto pesanti: scopri scadenze e sanzioni in questo articolo.

Negli ultimi anni il mondo delle criptovalute ha conosciuto un boom mai provato prima e pertanto la normativa fiscale ha dovuto prevedere una serie di norme per permettere ai contribuenti di regolarizzare le proprie posizioni.

Il fatto che spesso coloro che lavorano con le criptovalute operino in totale anonimato non è una giustificazione per non dichiarare al Fisco Italiano redditi e plusvalenze che derivano da tale attività, in quanto sanzioni e pene possono essere piuttosto severe dal punto di vista fiscale.

La legge di Bilancio 2023 ha pertanto previsto un’istanza di emersione delle criptovalute, da presentare entro il 30 novembre 2023, corredata di relazione integrativa e di documentazione probatoria, a seguito del pagamento della mora prevista per la sanatoria del periodo 2016-2021.

In questo articolo analizzeremo i rischi che si corrono non dichiarando le proprie criptovalute e non compilando la dichiarazione dei redditi.

Mancata Dichiarazione Crypto: cosa accade se non si dichiarano i redditi derivanti da criptovalute

Il Fisco Italiano ha messo in atto una decisa manovra per regolarizzare i redditi derivanti da criptovalute, definendo la tassazione per le plusvalenze e le minusvalenze.

Per quanto riguarda le plusvalenze, queste sono soggette a tassazione se superano i 2000 euro, mentre le minusvalenze possono essere sottratte dalle plusvalenze.

Inoltre, si è stabilito che l’imposta sostitutiva è del 26% e che l’imposta di bollo annuale è pari al 2 per mille.

Tramite la legge di Bilancio 2023, inoltre, è stata data facoltà ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione a partire dall’anno 2016 e fino al 2021, servendosi eventualmente di un intermediario da specificare in sede di presentazione dell’istanza di emersione delle criptovalute.

Insomma, non si scherza più e la mancata dichiarazione crypto è presa molto seriamente dalle Autorità italiane.
La nuova normativa e la possibilità di sanare il pregresso, infatti, hanno fatto chiarezza sulla materia della fiscalità delle crypto, ma al contempo hanno reso, se possibile, ancor più rigida la posizione dell’Agenzia delle Entrate, che ha recentemente sequestrato oltre 1 milione di € in bitcoin ad un trader faentino: qui la news integrale.

Come dichiarare correttamente le proprie criptovalute

La mancata dichiarazione crypto non è più giustificabile, d’altronde, con la poca chiarezza normativa o addirittura il buco normativo che sussisteva fino all’anno scorso.

Chiare indicazioni per
dichiarare le proprie criptovalute tramite modello 730 sono arrivate, infatti, soprattutto dalla legge di Bilancio 2023, poi seguita dal provvedimento MiCA dell’UE che ha effettuato un inquadramento più “generale” della materia, all’interno del quale la normativa italiana ben s’incastra.

Essendo dei beni veri e propri, tutte le persone fisiche dovrebbero inserire criptovalute e cripto-attività (questa la denominazione ufficiale data dalla legge italiana) nella propria dichiarazione dei redditi, specificatamente all’interno dei quadri RT e RW.

Tale spazio è suddiviso in plusvalenze e minusvalenze e termina con una somma complessiva di quanto posseduto e prodotto durante l’anno che si sta denunciando.

In particolare, il quadro RW è dedicato agli eventuali redditi stranieri e diversi che si posseggono, comprese le criptovalute conservate in appositi wallet, in questo caso sia esteri sia italiani.

L’errata compilazione di questa sezione può provocare diversi problemi fiscali e pertanto è bene specificare correttamente tutti i dati, come il codice del titolo di possesso o dell’individuazione del bene, la quota di possesso, il valore iniziale e finale in euro e la rilevazione IVAFE.

Per quanto concerne la compilazione del quadro RT, questo si riferisce a tutti i redditi diversi conseguiti nel corso dell’anno analizzato.

Si tratta dello spazio apposito per dettagliare le eventuali plusvalenze che si sono conseguite tramite attività di trading con le criptovalute.

La tassazione prevista per questo genere di attività è del 26% tramite imposta sostitutiva.

I contribuenti che ottengono redditi da tale attività hanno l’obbligo di specificare l’ammontare totale delle criptovalute che sono state vendute durante l’anno e il tasso di cambio del momento nel quale la cessione è avvenuta.

Inoltre, è necessario usare il modello LIFO per determinare il valore complessivo delle criptovalute e il loro potere di acquisto – più sotto ti spiego meglio cos’è, continua a leggere!

Nel caso di plusvalenza tassata del 26%, il pagamento delle imposte deve avvenire entro il 30 giugno dell’anno di presentazione. Tuttavia ci sono molte più scadenze di cui tenere conto, te ne parlo in questo articolo.

Nella compilazione dell’F24, bisogna inserire il Codice tributo 1100, che indica l’imposta sostitutiva sulle plusvalenze.

Mancata Dichiarazione Crypto: cosa succede se non vengono dichiarate delle criptovalute in fase di dichiarazione dei redditi

Prima le criptovalute venivano equiparate alle monete estere dall’Agenzia delle Entrate; dal 2023 con la nuova normativa è stata invece creata una nuova categoria a loro dedicata – quella delle “cripto-attività” -, pertanto non esplicitare i redditi derivanti dalla loro gestione nella dichiarazione dei redditi porta a subire delle sanzioni. Ancora peggio è poi non dichiarare eventuali guadagni grazie alle “cripto-attività”.

La multa può variare a seconda dell’entità dell’omissione, partendo da un minimo del 3% a un massimo del 15% dei redditi non dichiarati per ogni anno.

La situazione si complica se il portafoglio digitale di criptovalute ha sede in un Paese inserito all’interno della black list, in quanto la multa può lievitare fino al 30%, arrivando persino alla reclusione e a un’ammenda di 50.000 euro. Questi casi sfociano, infatti, nel penale e le sanzioni, come vedi, sono davvero salatissime!

Come agevolare la compilazione della dichiarazione dei redditi se si posseggono criptovalute e non mancare la dichiarazione delle criptovalute

Essendo le criptovalute vendute e acquistate tramite app, webapp, app del web3 e così via, sempre comunque in modo rapido e immediato, per favorire la compilazione annuale della dichiarazione dei redditi sarebbe opportuno tenere un registro delle transazioni.

In questo modo sarà possibile controllare plusvalenze e minusvalenze, verificare tutte le operazioni e individuare con facilità quelle sospette. Un software come CryptoBooks è esattamente quello che serve per non cascare in una mancata dichiarazione crypto.

CryptoBooks è uno dei migliori software di reportistica fiscale crypto, in grado di calcolare esattamente l’ammontare di criptovalute posseduto di anno in anno ed elaborare i vari report utili come quello sulle plusvalenze o minusvalenze, sui redditi diversi da crypto, e così via. Con CryptoBooks potrai compilare in scioltezza la dichiarazione dei redditi, senza incappare in errori che possono condurti a conseguenze molto gravi, come abbiamo appena visto.

Le regole fiscali possono infatti essere impegnative da seguire e interpretare per coloro che sono alle prime armi, con i controlli che sono notevolmente aumentati negli ultimi anni e le sanzioni che si sono fatte aspre per i trasgressori. Diventa fondamentale affidarsi ad un software che possa applicare tali regole correttamente, calcolando le cifre esatte da inserire!

Ricorda la possibilità di sanare le tue omissioni dall’anno 2016 al 2021 aderendo all’istanza di emersione delle criptovalute promossa dalla legge di Bilancio 2023, in modo da avere una posizione pulita.

Mancata Dichiarazione Crypto: come evitare errori e sanzioni

Come avrai capito, la mancata dichiarazione delle criptovalute è molto grave, ma lo può essere altrettanto l’erronea dichiarazione, vale a dire dichiararle sì, ma con un controvalore sbagliato, o un cash-out calcolato male.

La dichiarazione delle proprie criptovalute, infatti, deve seguire precise regole contabili che impongono l’applicazione del metodo LIFO, tra le altre cose, vale a dire che “la crypto acquistata per ultima è anche quella venduta per prima”. Una stessa crypto può essere acquistata, poi messa a rendita tramite staking, scambiata per diverse altre crypto, poi venduta in parte, riacquistata… Insomma, la cronistoria di ogni singola criptovaluta, o persino di ogni singola frazione, può essere complicatissima e ricostruirla a mano risulta pressoché impossibile.

A ciò si aggiunga che le regole fiscali differiscono a seconda che, ad es.,  si sia acquistato una certa valuta digitale oppure, caso differente, la si abbia ricevuta in regalo; o, ancora, che la si abbia “minata”, o si sia ricevuta grazie allo staking.

Per risolvere la problematica di ricostruire la cronistoria di tutte le criptovalute detenute nel tempo, l’unica soluzione possibile nella pratica è quella di affidarsi ad un software come CryptoBooks. Grazie a CryptoBooks potrai, infatti, collegare tutte le piattaforme che hai usato e sarà l’app ad effettuare la ricostruzione del tuo portafoglio, anno per anno, conformemente alla legge e con calcoli esatti. Se poi qualcosa non dovesse essere reperibile, puoi sempre inserire a mano delle transazioni o degli interi file! 

Infine, grazie a dei report fiscali assolutamente accurati e precisi potrai procedere con la tua corretta dichiarazione dei redditi in totale sicurezza e tranquillità, avendo risparmiato ore infinite di lavoro e anche somme molto alte che il tuo commercialista ti avrebbe plausibilmente richiesto! 

Cosa vuol dire tutto questo? Semplice: la mancata dichiarazione crypto non sarà più un problema.

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