Fiscalità
02/02/2024
Con l’avvicinarsi della prima scadenza per la consegna della dichiarazione dei redditi, sempre più italiani si chiedono se debbano dichiarare le proprie criptovalute e se la mancata dichiarazione possa essere scoperta.
In passato vista l’assenza di collegamenti tra l’Agenzia delle Entrate e gli exchange come Coinbase e Binance, era ritenuto quasi impossibile che il Fisco italiano potesse venire a conoscenza dei conti (o dei wallet) di un contribuente se quest’ultimo non li avesse volontariamente dichiarati.
Oggi la situazione è drasticamente diversa. Dal 18 maggio 2022 tutti gli operatori di portafogli virtuali e servizi exchange dovranno essere registrati ufficialmente come operatori in criptovalute presso l’OAM, un ente pubblico collegato al Ministero dell’Economia e Finanze.
L’iscrizione a questo registro segna l’inizio di un nuovo rapporto tra l’Agenzia delle Entrate e le criptovalute. Ogni operatore di portafogli virtuali e servizi exchange dovrà obbligatoriamente inoltrare all’OAM diverse informazioni riguardo i propri utenti e le loro attività, con cadenza trimestrale.
Oltre a tutti i dati identificativi, i provider dovranno comunicare:
Saldo totale delle valute a corso legale e delle criptovalute.
Numero e saldo totale delle conversioni da valuta legale a criptovalute e viceversa.
Numero di operazioni di conversione da criptovalute a criptovalute.
Numero di operazioni di trasferimento di criptovalute in entrata e in uscita.
Numero e valore totale delle operazioni di trasferimento di valuta a corso legale in entrata e in uscita.
L’OAM sarà poi tenuta a conservare questi dati e a metterli a disposizione delle autorità giudiziarie e delle forze di polizia quando queste lo richiedano. Le autorità fiscali non avranno quindi visione diretta delle attività in criptovalute dei contribuenti ma potranno ottenerla nel caso sorga il sospetto che un contribuente stia svolgendo attività illecite.
Non serve troppa immaginazione per prevedere che l’Agenzia delle Entrate potrà incrociare i nominativi dei proprietari dei conti presso gli exchange crypto con le dichiarazioni del quadro RW del contribuente.
Le segnalazioni di anomalie dichiarative potrebbero essere automatiche, come ad esempio la mancata o la parziale dichiarazione, con l’effetto che ogni contribuente dovrà avere i suoi report di tutte le transazioni e le evidenze dei calcoli eseguiti per fronteggiare tali richieste.
Se quindi un tempo qualcuno poteva pensare che valesse la pena correre il rischio di aspettare nuove normative e fare finta di nulla, oggi i rischi sono troppo alti. Sebbene ancora nessuna sanzione sia stata emessa, in Italia, verso chi detiene o opera con le criptovalute, queste regolamentazioni suggeriscono che a breve le cose cambieranno.
La complessità delle transazioni sulla blockchain e di tutti i casi d’uso delle criptovalute, complica ancora di più questo compito. Il rischio è quello di compilare i documenti fiscali in modo errato, con conseguente aumento delle sanzioni applicabili.
Noi abbiamo colto la sfida e stiamo già aiutando migliaia di possessori di criptovalute ad essere in regola e conformi con le normative.
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