Fiscalità
02/02/2024
La rivalutazione delle criptovalute è una misura introdotta dall’ultima Legge di Bilancio, la LEGGE 29 dicembre 2022, n. 197, e consente di procedere a rideterminare il valore delle proprie criptovalute considerandone il valore al primo gennaio 2023.
La possibilità di procedere con la rivalutazione ha un costo e per questo motivo non sempre conviene. Andiamo a sviscerare insieme la tematica per scoprire cos’è la rivalutazione delle criptovalute, come funziona, quando conviene e come aderire alla misura.
Ti ho accennato, in apertura, ad una definizione sintetica della rivalutazione delle crypto. Vediamo cosa dice esattamente la Legge 29 dicembre 2022, n. 197. Notare che si parla di “rideterminazione”, mentre più colloquialmente, così come in questa sede, si usa il termine “rivalutare” e “rivalutazione” che, forse, rende meglio l’idea dell’operazione.
All’art. 133, la suddetta legge – che introduce anche la norma per sanare le posizioni in crypto non dichiarate negli anni antecedenti il 2023 – recita:
“Agli effetti della determinazione delle plusvalenze e delle minusvalenze (…), per ciascuna cripto-attivita’ posseduta alla data del 1° gennaio 2023 può essere assunto, in luogo del costo o del valore di acquisto, il valore a tale data, determinato ai sensi dell’articolo 9 del citato testo unico [il “testo unico delle imposte sui redditi”, ndr], a condizione che il predetto valore sia assoggettato a un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi nella misura del 14 per cento.”
Il testo è piuttosto chiaro: in parole più semplici, chiunque possedeva criptovalute (definite “cripto-attività” dal legislatore) il 1° gennaio 2023, può assumerne come valore, ovviamente ai fini fiscali, proprio quello che tali crypto avevano il 1° gennaio 2023.
Facciamo un esempio: se possedevi 1 bitcoin a inizio 2023, potrai considerare come valore d’acquisto del medesimo bitcoin il suo valore al 1° gennaio 2023 (che si attestava a circa 15’500€) invece che l’effettivo valore a cui l’avevi acquistato in precedenza.
I vantaggi di quest’operazione ti saranno presto evidenti: continua a leggere!
Prima ancora di parlare dei vantaggi della rivalutazione delle criptovalute – che, ti anticipo, si hanno in quanto le criptovalute rivalutate potrebbero comportare una plusvalenza molto più ridotta – a fini fiscali -, se il prezzo di carico viene considerato del loro valore al 1/1/2023 – è bene parlare di quanto effettivamente costi tale rivalutazione.
Infatti, già dalla definizione precedente contenuta nell’estratto dell’art. 133 riportato, avrai notato che si parla di “imposta sostitutiva delle imposte sui redditi nella misura del 14 per cento”. Cosa significa? Semplice: per poter procedere alla rideterminazione delle tue criptovalute, dovrai versare un’imposta sostitutiva pari al 14% del valore delle tue crypto rivalutate.
Facciamo un esempio con numeri alla mano: se avevi 1 bitcoin il 1° gennaio 2023 e decidi di procedere con la rivalutazione al suo valore di quel giorno (che, ti ricordo, era di 15’500€) dovrai pagare il 14% su 15’500€, ovvero 2’170€.
Il pagamento di questa imposta sostitutiva, beninteso, non ti esonera dall’imposta sostitutiva – ulteriore – che dovresti poter pagare se e quando deciderai di vendere il tuo BTC e che ammonta al 26% della plusvalenza realizzata. Tuttavia, per calcolare la plusvalenza potrai considerare come prezzo di carico 15’500€, cioè approssimativamente il valore di BTC al 1° gennaio 2023.
Quindi, ti starai chiedendo, se devo pagare quest’imposta, dove sta la convenienza? Vediamolo assieme subito.
La rivalutazione delle criptovalute che detieni al 1° gennaio 2023 conviene in due casi:
1) quando non riesci a recuperarne l’originale prezzo di acquisto e a documentarlo “con elementi certi e precisi”. Infatti, in tal caso, l’art. 126, lett. b) stabilisce che il prezzo d’acquisto debba considerarsi zero.
2) quando hai acquistato criptovalute ad un prezzo molto più basso rispetto al valore che hanno al 1° gennaio 2023.
Nel primo caso la rideterminazione ti permetterà di non considerare “pura plusvalenza” una certa cripto-attività nel momento in cui dovessi venderla, nel secondo ti permetterà di assottigliare l’entità della plusvalenza eventualmente realizzata con la vendita.
Se nel primo caso la convenienza c’è sempre, nel secondo, invece, dipende dal differenziale tra il prezzo d’acquisto reale ed il valore al 1° gennaio 2023.
Facciamo degli esempi.
Nota: i valori sono in dollari in quanto il valore delle crypto viene quasi sempre espresso in tale valuta, è chiaro che le cifre andrebbero poi convertite in €.
Hai acquistato 1 ETH a novembre 2019 pagandolo circa 200$. Al 1° gennaio 2023 il suo valore è pari a 1.200$. Vendi questo tuo ETH a giugno 2023, per 1.740$. Per sapere i costi di carico dovrai trovare Vediamo i numeri:
plusvalenza reale: 1.740-200 = 1.540$
plusvalenza con il valore rivalutato al 1° gennaio 2023: 1’740-1’200 = 540$
Per sapere i prezzi di carico dell’esempio ho guardato i valori di CoinMarketCap, per cui si tratta di esempi sicuramente plausibili!
Ora, grazie alla rivalutazione pagheresti quanto segue:
imposta sostitutiva per rivalutare: 14% su 1.540 = 215,6$
imposta sostitutiva sulla plusvalenza: 26% su 540 = 140,4$
per un totale di 356$ di imposte totali da versare.
Senza rivalutare il tuo ETH avresti pagato l’imposta del 26% sull’intera plusvalenza realizzata effettivamente, cioè, come abbiamo visto, 1540$: vale a dire 400,4$. Quindi, rivalutando risparmi 44,4$ di imposte. Una riduzione sulle imposte dell’11.08%: niente male!
In alcuni casi non conviene rivalutare le proprie criptovalute, pur avendone i prezzi di carico documentati con elementi certi e precisi. Facciamo un esempio con bitcoin.
Hai acquistato un bitcoin a fine settembre 2022 ad un prezzo intorno ai 20.000€. Bitcoin aveva un valore, il 1° gennaio 2023, pari a circa 15.500$: è ovvio, in questo caso, che non conviene rivalutare poiché il costo d’acquisto reale è superiore a quello che otterresti con la rideterminazione. Non sei convinto? Vediamolo con un esempio come prima, supponendo che tu venda il tuo bitcoin a giugno 2023 per un controvalore di 26.000$.
plusvalenza reale: 26.000-20.000 = 6.000$
plusvalenza con il valore rivalutato al 1° gennaio 2023: 26.000-15.500= 9.500$
Procedendo a rivalutare il tuo bitcoin pagheresti così:
imposta sostitutiva per rivalutare: 14% su 15.500 = 2.170$
imposta sostitutiva sulla plusvalenza: 26% su 9.500 = 2.470$
per un totale di 4640$ di imposte totali da versare. Senza rivalutare, avresti pagato il 26% sulla plusvalenza (come detto, di 6.000€) pari a 1.560$. Una cifra molto più bassa!
Ma non c’è solo l’ovvio caso in cui il prezzo di carico realmente pagato sia più basso del valore al 1° gennaio 2023: anche quando la differenza tra i due sia favorevole ma non così ampia, può non convenire.
Se hai acquistato una certa crypto ad un prezzo inferiore rispetto al suo valore al 1° gennaio 2023 ma la differenza non è davvero ampia, bisogna fare un po’ di calcoli e capire se, sommando le due imposte del 14% sul valore rivalutato e quella del 26% sulla plusvalenza, convenga davvero rivalutare.
Anche qui, facciamo un esempio numerico e semplice.
Hai comprato 1 bitcoin a giugno 2020 per circa 10.000$. Lo hai venduto nel giugno 2023 a 26.000$. Vediamo cosa pagheremmo procedendo con la rivalutazione al 1° gennaio 2023 da una parte e senza rivalutazione, invece, dall’altra.
Costo rivalutazione: 14% di 15.500 (valore bitcoin al 1/1/23): 2.170$
Plusvalenza con rivalutazione: 26.000 – 15.500 = 10.500
Imposta (26%) sulla plusvalenza così calcolata: 2730$
Totale imposte da pagare procedendo con rivalutazione: 2730+2.170 = 4.900$
Plusvalenza senza rivalutazione: 26’000-10.000 = 16.000$
Imposta (26%) sulla plusvalenza: 4.1160$
Come si vede da questi dati, in questo caso, sebbene il valore di bitcoin al 01/01/2023 fosse più alto di quello a cui effettivamente l’hai comprato in passato, procedendo con la rivalutazione pagheresti comunque un’imposta complessiva (tra costo per la rivalutazione e imposta sulla plusvalenza così calcolata) maggiore di circa il 15% in più.
Per procedere con la rideterminazione delle tue criptovalute (o rivalutazione, che dir si voglia) inizialmente, dalla Legge di Bilancio 2023, era previsto il termine massimo del 30 giugno 2023.
Tale termine valeva sia per chi volesse pagare in un’unica soluzione l’imposta sostitutiva del 14% sul valore delle criptovalute rideterminate, sia per chi, invece, avesse voluto procedere con la rateizzazione: in tal caso entro il 30 giugno 2023 si sarebbe dovuta versare la prima delle 3 rate annuali previste. In aggiunta all’importo dell’imposta rateizzato, si sarebbe dovuto versare anche il 3% di tale importo a titolo di interessi.
A metà giugno 2023, invece, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha prorogato questo termine di 3 mesi, posticipando la scadenza per il versamento dell’imposta sostitutiva del 14% al 30 settembre 2023. Abbiamo scritto un articolo specifico sulla proroga al termine per il versamento dell’imposta sostitutiva per la rideterminazione delle crypto.
La norma sembra piuttosto chiara. Qualche dubbio è stato sollevato sulla possibilità di rideterminare il valore di solo alcune delle proprie criptovalute oppure se invece si debba fare interamente, ma la norma, all’art. 133, sembra piuttosto chiara nel permettere che anche solo alcune delle valute digitali detenute vengano rivalutate al 1 gennaio 2023.
Dubbi più consistenti, tuttavia, riguardavano le modalità di accesso a questa facoltà di rideterminazione: la loro specificazione era rimessa, infatti, al direttore dell’Agenzia delle Entrate dalla norma stessa. Peccato che a metà giugno, a pochi giorni dalla scadenza del termine per il pagamento dell’imposta sostitutiva, nessun chiarimento su tali modalità di accesso è stato effettuato. Per questo, e per altri motivi, la proroga: ci aspettiamo che maggiori delucidazioni su come poter accedere alla misura verranno portate a nostra conoscenza nelle prossime settimane.
Uno dei punti più cruciali, lo avrai capito, è se rideterminare il valore delle proprie criptovalute sia effettivamente una mossa conveniente oppure no.
Calcolare il valore storico di acquisto, infatti, è operazione spesso più facile a dirsi che a farsi: per via delle molte operazioni che si possono fare in criptovaluta, il prezzo di acquisto originario può essere difficilissimo da ricostruire. In generale, tutto lo storico delle proprie “crypto-attività”, storico che la legge stessa richiede venga documentato con elementi certi e precisi, è davvero difficile da ricostruire.
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