Fiscalità
02/02/2024
Dichiarare le criptovalute o non dichiararle? Questo è il problema. Nell’incertezza normativa che affligge il settore delle criptovalute in Italia, molti contribuenti, che in questi anni si sono messi in gioco entrando sul mercato, si domandano se debbano dichiarare al fisco le valute virtuali possedute o se sia meglio invece far finta di nulla in attesa di normative più precise e stringenti.
In questo articolo vediamo le tre ragioni per cui dichiarare è una best practice che può porre i contribuenti al riparo da future sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Per quanto variegate siano le attuali interpretazioni della normativa, sia che le valute virtuali siano assimilate a valute estere, sia che siano considerate asset immateriali, molti degli exchange e delle piattaforme centralizzate che vengono utilizzate hanno sede legale in paesi esteri.
Per questa ragione sono considerabili in ogni caso attività finanziarie o patrimoniali detenute all’estero e come tali, secondo l’articolo 4 del decreto legislativo 167/ 90, queste rientrano negli asset soggetti a Obbligo di Monitoraggio. Come tali vanno dichiarate nell’apposito quadro RW presente nel Modello Redditi.
Dal 18/5/22 è attivo il registro OAM per i prestatori di servizi di valuta virtuale. Ciò significa che gli exchange e i provider di wallet custodial saranno tenuti a condividere trimestralmente molti dati chiave dei propri utenti con le istituzioni. È plausibile che in futuro questi dati siano incrociati con le dichiarazioni dei contribuenti rendendo impossibile nascondere le proprie criptovalute e le transazioni verso i wallet non custodial.
È importante quindi tenere sempre traccia di quello che facciamo. Questo protegge da eventuali verifiche future. È bene sapere, infatti, che i controlli delle autorità fiscali potrebbero andare indietro di molti anni, e potresti benissimo non ricordare una determinata operazione che risale a qualche tempo fa.
Leggi di più “Come l’agenzia delle entrate conosce quante criptovalute possiedi?”
Dichiarare le proprie criptovalute non equivale a pagarci sopra le imposte, pertanto non vieta di attendere una regolamentazione certa prima di corrispondere qualcosa sulle eventuali plusvalenze. Il modulo RW non ha natura reddituale, ma dichiarativa, ciò significa che la presentazione del quadro non costituisce base per ulteriori imposizioni o obblighi.
Ricordiamo, infatti, che il contribuente non obbligato alla presentazione del modello Redditi dovrà comunque compilare e presentare il modello Redditi con il quadro RW per rispettare gli obblighi di monitoraggio.
Dichiarare può implicare solo la volontà del contribuente di mettersi in regola con il fisco italiano, ovvero di dimostrare la sua buona fede. Nel caso l’Agenzia dell’Entrate volesse rifarsi sul contribuente per possibili violazioni, il solo fatto di aver dichiarato può dimostrarsi un elemento cruciale.
C’è da sottolineare infatti che le sanzioni non sono irrogabili se la violazione rilevata dall’AdE dipende da obiettive condizioni di incertezza relative alle norme tributarie, comportando una mera violazione formale senza alcuna conseguenza per il contribuente.
La complessità delle transazioni sulla blockchain e di tutti i casi d’uso delle criptovalute, complica ancora di più questo compito. Il rischio è quello di compilare i documenti fiscali in modo errato, con conseguente aumento delle sanzioni applicabili.
Noi abbiamo colto la sfida e stiamo già aiutando migliaia di possessori di criptovalute ad essere in regola e conformi con le normative.
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