Il fisco italiano ha stabilito regole precise per la tassazione delle cripto-attività: sapere come vengono classificate le tue crypto ti permette di capire quando e come dichiararle, evitando errori costosi e sanzioni.

Uno degli eventi imponibili più rilevanti è il cash-out, ossia la conversione delle cripto in euro o altra valuta FIAT. Tuttavia, in alcuni casi anche lo scambio crypto su crypto può generare un obbligo fiscale. E non solo: operazioni come lo staking, il mining e gli airdrop, possono essere soggette a tassazione, a seconda delle modalità con cui vengono realizzate.

Con la Legge di Bilancio 2023, l’Italia ha introdotto una definizione chiara di “cripto-attività” come rappresentazioni digitali di valore o diritti trasferibili, memorizzabili elettronicamente tramite blockchain. Questa definizione è alla base dell’inquadramento fiscale e degli obblighi di monitoraggio. Il Regolamento MiCA, invece, disciplina la regolamentazione dei fornitori di servizi crypto, ma non si occupa della tassazione delle cripto-attività.

Come funzionano le tasse crypto in italia

La Legge di Bilancio 2023 ha formalizzato la definizione di cripto-attività e ha introdotto specifiche regole fiscali su dichiarazione e tassazione.

• Obbligo di monitoraggio fiscale: consiste nella dichiarazione delle cripto-attività all'interno del Quadro RW/W;

• Imposta sul Valore delle Cripto-Attività: si tratta di una tassa patrimoniale del 2 per mille del valore al 31/12, dovuta se non è applicata l’imposta di bollo dall’intermediario.

• Imposta sostitutiva del 26% sulle plusvalenze: questa tassa applicata su guadagni superiori a 2.000€ annui (soglia rimossa dal 1/01/2025) e dichiarate nel Quadro RT/T.

Le principali categorie di cripto-attività

Il legislatore italiano, in linea con la normativa MiCA, distingue diverse tipologie di cripto-attività in base alla loro funzione economica:

• Token di pagamento: cripto-attività utilizzate come mezzo di scambio o riserva di valore, come Bitcoin (BTC) ed Ethereum (ETH);

• Utility token: rappresentano il diritto di accedere a servizi specifici su una piattaforma blockchain, come il token di Uniswap (UNI) o di Lido Finance (LDO);

• Security token: rappresentano diritti di proprietà su asset reali (RWAs) o finanziari, come azioni tokenizzate o quote di fondi;

• NFT (Non-Fungible Token): cripto-attività uniche che certificano la proprietà di oggetti digitali specifici, come CryptoPunks, Milady e Pudgy Penguins.

Capire la funzione economica di una cripto-attività ti permette di determinare se stai generando un evento imponibile.

Scambiare ETH per BTC non genera una plusvalenza tassabile poichè entrambi con la stessa funzione economica di token di pagamento. Invece, vendere un NFT per ETH genera tassazione sulla eventuale plusvalenza realizzata.

Sapendo classificare correttamente le tue attività crypto secondo questi principi, ti permette di prevenire errori fiscali e ottimizzare il carico fiscale, riducendo potenziali sanzioni. Sfrutta questa conoscenza per orientarti nelle tue operazioni e minimizzare il rischio!

La Classificazione Europea MiCA e le Stablecoin

La normativa MiCA, introdotta dall’Unione Europea, ha formalizzato una classificazione delle cripto-attività che si integra con la normativa fiscale italiana.

Questo regolamento armonizza le regole sui mercati UE, stabilendo criteri chiari per la regolamentazione degli emittenti e dei fornitori di servizi crypto. In Italia, il MiCAR non sostituisce la Legge di Bilancio 2023, che invece definisce gli obblighi fiscali sui detentori di cripto-attività.

Una delle principali differenze riguarda le stablecoin, classificate in due categorie:

• E-money Token (EMT): stablecoins ancorate a una singola valuta FIAT, come euro o dollaro;

• Asset-Referenced Token: stablecoin collegate a un paniere di beni, come materie prime, valute multiple o altre cripto-attività

E l’impatto fiscale?

Questa classificazione ha conseguenze dirette sulla tassazione in Italia. Ogni scambio tra una criptovaluta e un EMT è fiscalmente rilevante.

Il caso USDT?

L’Agenzia delle Entrate tratta USDT come un EMT, anche se Tether non ha una licenza ufficiale in UE. Di fatto, questo significa che convertire qualsiasi cripto in USDT è considerato un’operazione fiscalmente rilevante, generando potenzialmente plusvalenze tassabili.

Operazioni crypto: quando la tassazione è rilevante?

Ogni operazione con cripto-attività può generare un obbligo fiscale, ma non tutte hanno lo stesso impatto. Ecco i principali casi da monitorare:

• Trading: lo scambio tra asset con diversa funzione economica (es. UNI → ETH, BTC → USDC) genera plusvalenze tassabili;

• Staking: le ricompense sono tassabili al momento della ricezione, in base al valore di mercato. Non solo: se successivamente vendi le crypto ricevute e realizzi da ciò un guadagno, generi un’ulteriore plusvalenza tassabile.

• Airdrop: i token ricevuti gratuitamente sono tassabili alla ricezione se derivano da un’attività del contribuente (es. iscrizione a una piattaforma o in caso di attività promozionale);

• Prestito con collaterale: se il collaterale viene liquidato a causa di un margine insufficiente, si tratta di un evento fiscalmente rilevante che può generare una plusvalenze o minusvalenze a seconda del prezzo di acquisto del collaterale.

Non tutte le operazioni crypto sono trattate allo stesso modo dal fisco. Sapere quando un evento è fiscalmente rilevante o meno ti aiuta a pianificare meglio la gestione del tuo portafoglio, evitando sorprese e ottimizzando la tassazione.