Fiscalità
18/10/2024
Sei preoccupato per la possibile tassazione al 42% sulle plusvalenze da bitcoin e cripto-attività? Non sei il solo. La proposta esposta dal vice-ministro dell’Economia Maurizio Leo ha generato un acceso dibattito all’interno del mondo crypto in Italia — e non solo, la notizia è stata molto ripresa anche all’estero. Anche se si tratta ancora di una bozza, è cruciale comprendere ora quali potrebbero essere le implicazioni per noi e per il futuro delle criptovalute nel nostro Paese, qualora venisse approvata.
Per questo motivo, abbiamo dedicato il nostro ultimo webinar a una dettagliata analisi della situazione, smontando le argomentazioni del governo e discutendo con voi soluzioni pratiche per affrontare la situazione in modo tempestivo e conforme alla legge. Esploreremo insieme le normative con intelligenza, per trovare le migliori strategie legali.
In questo articolo riassumiamo i principali punti trattati e spieghiamo come il software di CryptoBooks possa supportarti nella definizione della tua strategia d’azione.
Portare l'aliquota al 42% sulle plusvalenze da cripto-attività significherebbe un aumento del 61,5% dell'importo che pagheresti in F24 per i tuoi guadagni. Facciamo un esempio: su un capital gain di 10.000€, con il nuovo regime pagheresti 4.200€ invece che 2.600€. Non stiamo discutendo se sia opportuno o meno aumentare le aliquote — quella è una decisione del governo, che può considerare utile per lo Stato. Tuttavia, come vedremo insieme, questa proposta solleva parecchi dubbi di natura fondamentale.
Innanzitutto, si crea una disparità fiscale tra gli investimenti in cripto-attività e altri strumenti finanziari. Mentre i guadagni su fondi d'investimento e strumenti derivati come gli ETF continuano a essere tassati al 26%, le plusvalenze su crypto detenute direttamente verrebbero tassate quasi al doppio. Non ti sembra ingiusto che lo stesso asset, come bitcoin, sia tassato in modo diverso a seconda di come lo detieni? E che venga proprio penalizzata l’attività di gestire e detenere le proprie crypto privatamente, uno fra i principi per cui sono nate?
Durante il webinar abbiamo sottolineato più volte quanto questa proposta risulti altamente discriminatoria e iniqua rispetto ad altre forme di investimento. Ridurre drasticamente il rendimento netto significa rendere gli investimenti in crypto meno attraenti, soprattutto in un Paese dove le aziende innovative già faticano a trovare terreno fertile. È come aggiungere un altro ostacolo a un percorso che è già in salita.
Le criptovalute non sono un problema da risolvere, ma un'opportunità da capire. Serve educazione per coglierne il potenziale, non penalizzazioni che frenano l'innovazione.
È paradossale che lo stesso governo, con questa proposta, riconosca indirettamente il potenziale di crescita di bitcoin e delle crypto, cercando di intercettare maggiori entrate fiscali in vista di un probabile aumento di valore dell’asset nel prossimo futuro.
Il mercato delle criptovalute è ormai da mesi vicino ai suoi massimi storici, anticipando una potenziale nuova fase di crescita. Questa settimana, si sono registrati flussi record di acquisti di Bitcoin attraverso gli ETF spot, per un totale di oltre 2,1 miliardi di dollari in soli cinque giorni. L'attenzione è puntata sulla market cap complessiva delle criptovalute, che si attesta a 2,278 trilioni di dollari, segnalando una continua fase di consolidamento e rinnovato interesse degli investitori.
Ti sei mai chiesto come gli altri Paesi europei gestiscono la tassazione sulle cripto-attività? Per chi, come noi, si è appassionato alla fiscalità nel mondo delle crypto, confrontare le aliquote sui capital gain è anche un esercizio educativo che rivela le diverse ideologie interpretative adottate dalle varie nazioni. E potresti rimanere sorpreso dalle differenze.
Alcuni paesi offrono regimi fiscali decisamente più favorevoli, con aliquote più basse o addirittura esentasse per chi detiene crypto a lungo termine.
In Germania ad esempio: se possiedi criptovalute per almeno 12 mesi, le plusvalenze sono esentasse. Questo perché il governo tedesco distingue chiaramente tra chi investe in crypto con una visione di lungo termine e chi invece opera a fini speculativi. Non si tratta di giudicare la speculazione, ma di regolamentare in modo adeguato due comportamenti diversi, in base a intenzioni, profili di rischio e obiettivi.
Anche in Austria la situazione è simile, con esenzioni per chi detiene crypto per periodi prolungati. La Svizzera offre un regime ancora più vantaggioso, con una tassazione nulla sulle plusvalenze per gli investitori privati.
Con una proposta di aliquota al 42%, l’Italia rischia di diventare uno dei Paesi con la tassazione più alta in Europa sulle cripto-attività, rendendosi così meno attrattiva per attività e individui.
Abbiamo anche compreso l'origine della soglia del 42%: si ispira alla Danimarca, che applica questa aliquota sugli strumenti finanziari, non solo sulle criptovalute. Tuttavia, il contesto economico danese non è minimamente paragonabile: servizi pubblici e welfare di altissimo livello giustificano in parte la pressione fiscale. In Italia, invece, sembra che si voglia penalizzare un settore emergente senza offrire contropartite adeguate.
"Le normative fiscali fra un Paese e l'altro hanno impatti sugli altri Paesi, perché gli individui e le aziende possono spostarsi più facilmente. Se l'Italia aumentasse la tassazione al 42%, gli investitori potrebbero scegliere Paesi come Germania o Austria, dove il trattamento fiscale è molto più favorevole."
Il mercato italiano delle valute virtuali è crollato di mezzo miliardo di euro nel secondo semestre del 2024. Secondo i dati dell'OAM, il valore dei portafogli crypto è sceso del 22%, passando da 2,7 miliardi a 2,2 miliardi di euro, e le operazioni di acquisto di crypto sono diminuite del 19%. Questo dinamismo è normale per un mercato ancora “giovane” e volatile come quello delle crypto, che è spesso soggetto a fluttuazioni drastiche. Alti e bassi sono una costante negli anni.
Ma dobbiamo porci una domanda: quale impatto avrebbe una tassazione più elevata su questi numeri?
Un'aliquota così eccessiva non farebbe altro che incentivare la delocalizzazione delle operazioni, accelerando la cosiddetta "fuga di capitali" e spingendo ingenti somme di denaro (virtuale, ma non solo) verso Paesi con regimi fiscali più favorevoli per le criptovalute. A che pro, quindi?
Molti potrebbero pensare: "ma così il governo aumenterà il gettito, giusto?". In realtà, con queste premesse, è plausibile pensare si otterrebbe l'effetto opposto rispetto a quello sperato: gli individui sarebbero incentivati a compiere manovre elusive e/o a ridurre le loro attività economiche, portando infine a una diminuzione delle entrate fiscali complessive.
Facciamo un calcolo. Basandoci sui dati dell'OAM e ipotizzando uno scenario più che ottimistico, il gettito fiscale non raggiungerebbe comunque cifre rilevanti poichè:
gli italiani hanno detenuto in media 2,2 miliardi di euro in crypto nell'ultimo trimestre;
ipotizzando per tutti un guadagno del 30% e vendite di fine anno, il gettito aggiuntivo ottenuto dall'aumento dell'aliquota sarebbe di soli 105 milioni di euro circa - in uno dei più rosei scenari;
l’ipotesi infatti non prende neanche in considerazione che parte di quei 2,2 miliardi in crypto detenute siano già post momento di cash-out, ciò abbasserebbe ulteriormente la previsione di gettito;
la fuga di capitali verso giurisdizioni fiscali più favorevoli ridurrebbe ulteriormente le entrate fiscali attese.
Quindi per concludere: anche se si applicasse l'aumento dell'aliquota, la cifra incassata dallo Stato sarebbe ben inferiore alle aspettative; catturerebbe infatti solo una minima parte del potenziale economico legato al settore crypto, rischiando al contempo di soffocare questo settore in rapida espansione.
È probabile che l'annuncio di un'aliquota del 42% sia una strategia di 'overshooting', comune nelle trattative fiscali. Si parte da una proposta estrema per ottenere un compromesso su una percentuale inferiore, che sembri accettabile sia al governo che agli investitori.
Tuttavia, l’attuale proposta sembra ignorare una regola molto nota in macroeconomia, che riguarda specificamente la tassazione:
"Se il fisco supera una soglia ottimale e inizia a tassa oltre una certa misura un mercato specifico, si crea una dinamica in cui gli operatori sono disincentivati a investire in quel mercato e, al contempo, si incoraggiano comportamenti illeciti da parte di chi decide di continuare ad investirvi"
Questo è il famoso effetto della curva di Laffer: una volta superato un certo equilibrio di tassazione, un ulteriore aumento delle aliquote porta a una riduzione del gettito fiscale per le ragioni sopra descritte e come ulteriore conferma all'esempio portato nel paragrafo precedente.
Come già ribadito, questa proposta è ancora in fase di bozza e ci aspettiamo che subisca delle modifiche prima dell’approvazione finale. Nel frattempo, intraprenderemo azioni concrete per esprimere la nostra visione. Tuttavia, non possiamo permetterci di rimanere passivi o abbassare la guardia: il tempismo di questi annunci non è mai casuale e spesso anticipa cambiamenti significativi. Una volta approvata, la nuova aliquota potrebbe entrare in vigore già dal 1° gennaio 2025, influenzando immediatamente le tue operazioni con bitcoin e altre crypto. Anche se i dettagli possono ancora subire variazioni, è fondamentale prepararsi ora per gestire al meglio l'eventuale impatto.
In un contesto fiscale incerto, farsi trovare impreparati non è un'opzione. Una gestione proattiva delle cripto-attività è essenziale per proteggere il tuo patrimonio e sfruttare al meglio le opportunità legali per minimizzare il carico fiscale.
CryptoBooks non è solo un software fiscale, è il tuo alleato strategico per navigare questo complesso panorama normativo. Dimentica quella sensazione di sconforto che provi ogni volta che prepari le tue tasse, districandoti tra aggiornamenti, norme retroattive e regole poco chiare. Con CryptoBooks, resti sempre aggiornato e semplifichi ogni processo.
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L'ipotesi di una tassazione al 42% sulle crypto rappresenta una sfida significativa, ma non è insormontabile. Con una strategia fiscale ben strutturata e gli strumenti giusti puoi affrontare questa situazione in modo intelligente e proattivo.
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