Fiscalità
02/02/2024
Dopo anni di incertezza tra interpelli dell’Agenzia delle Entrate ed interpretazioni, la Manovra Finanziaria 2023 introduce le prime norme vere e proprie in materia di fiscalità delle criptovalute.
Gli articoli dal 31 al 35 del decreto legge sono infatti completamente dedicati alle cosiddette “cripto-attività”, un calderone all’interno del quale, cioè, convergono tutti i tipi di criptovalute senza distinzione di sorta. Le novità sono molteplici, procediamo dunque con ordine andando ad esaminarle una per una.
La novità più importante della Manovra Finanziaria 2023 è sicuramente quella introdotta dall’articolo 31 che prende il titolo di “Tassazione delle operazioni in cripto-attività”. Così come suggerito dalle risposte date più volte dall’Agenzia delle Entrate a vari interpelli, questo articolo sancisce l’inserimento delle plusvalenze generate dalle operazioni in cripto-attività tra i redditi diversi, un tipo di redditi sottoposto quindi ad una tassazione del 26%. Tuttavia la norma specifica che d’ora in avanti le cripto-attività non rientrano tra le valute estere ma costituiranno una categoria a sé stante, andando di fatto a eliminare la famosa soglia dei €51.645,69.
Viene quindi sancita una nuova soglia di €2.000 di plusvalenze annuali al di sotto delle quali queste non saranno considerate fiscalmente rilevanti e quindi non comporteranno il pagamento di imposte.
La norma specifica che lo scambio tra criptovalute aventi le stesse funzioni e caratteristiche non genera le plusvalenze di cui sopra e che, invece, qualunque cessione a terzi di criptovalute, esclusa la donazione, comporta il calcolo delle plusvalenze. Rientrano quindi tra gli eventi fiscalmente rilevanti la vendita di cripto-attività in cambio di valuta a corso legale e la cessione per il pagamento di beni e servizi (compresi quelli decentralizzati).
Se da questi calcoli dovessero sorgere delle minusvalenze, queste saranno riportabili sui 4 anni successivi nel caso in cui superino di €2000 le plusvalenze. Avremo così la possibilità di compensare future plusvalenze generate delle operazioni in cripto-attività con le minusvalenze dei 4 anni passati.
Sempre all’interno dell’articolo 31 il legislatore specifica che “il costo o valore di acquisto è documentato con elementi certi e precisi a cura del contribuente; in mancanza il costo è pari a zero”. Questo passaggio è tra i più importanti, vediamo perché con un esempio pratico:
Acquisto 10 ETH ad un prezzo di €30.000,
Li sposto su un wallet non custodial decentralizzato
Li scambio su un exchange decentralizzato con un WBTC
Deposito il WBTC sul mio account exchange e lo vendo a €20.000
Avendo venduto il BTC questo comporta il calcolo dell’eventuale plusvalenza con la formula:
valore di vendita – costo di acquisto = plus/minusvalenza
Quando andrò a calcolare la mia plusvalenza, se avrò contabilizzato le mie criptovalute e avrò le prove che quel BTC venduto a €20.000 era stato pagato €30.000, allora potrò calcolare come segue: 20.000 – 30.000 = -10.000 (minusvalenza riportabile per i 4 anni successivi).
Se invece non avrò documentato e contabilizzato le mie transazioni, allora il costo di acquisto di quel BTC sarà da inserire come ZERO. Dovrò quindi pagare delle imposte perché non sar in grado di dimostrare che ho realizzato una perdita. 20.000 – 0 = 20.000 (plusvalenza su cui dovrò pagare €3.200 di imposte).
Un tempo alcuni commercialisti sostenevano che in caso di successione o donazione le criptovalute andassero considerate a valore di acquisto pari zero in quanto ricevute gratuitamente. Oggi invece la norma stabilisce che nel caso di successione il valore di acquisto sia pari a quello dichiarato agli effetti dell’imposta di successione. Nel caso di donazione dovrà invece considerarsi il costo di acquisto sostenuto dal donante per acquistare le cripto-attività donate.
Né il possesso di cripto-attività, né la variazione di valore del proprio patrimonio in crypto da un anno all’altro sono tassati. Le criptovalute vengono però inserite tra i beni sottoposti ad imposta di bollo. Questa imposta è pari al 2 per mille, cioè allo 0,002% di quanto dichiarato nella propria dichiarazione dei redditi. Il bollo si applica a tutti i residenti sul territorio italiano.
Nonostante non ci fosse alcuna norma avente forza di legge ad imporre la dichiarazione delle cripto-attività e la tassazione delle plusvalenze, il legislatore della Manovra Finanziaria 2023 in merito alle criptovalute sembra prendere per buono quanto precedentemente stabilito dall’Agenzia delle Entrate nei suoi interpelli. Vengono quindi stabilite le linee guida per mettere in regola le attività svolte con le proprie cripto-attività negli anni passati. La norma individua due casi:
Mancata dichiarazione delle cripto-attività detenute entro la data del 31 dicembre 2021
Chi non ha dichiarato le proprie cripto-attività all’interno delle dichiarazione dei redditi potrà regolarizzare le proprie criptovalute versando una sanzione dello 0,5% di quanto non dichiarato per ogni anno.
Mancata dichiarazione e pagamento delle imposte sulle plusvalenze
Chi non ha dichiarato le plusvalenze realizzate con le proprie cripto-attività e pagato le conseguenti imposte potrà regolarizzare le proprie criptovalute pagando una sanzione del 3,5% sul loro valore al momento della realizzazione della plusvalenza.
Ultima ma non meno importante, nella Manovra Finanziaria 2023, è la possibilità per i contribuenti che detengono cripto-attività alla data del 1° gennaio 2023 di rideterminare il costo o valore di acquisto delle proprie crypto a quella data pagando sullo stesso un’imposta sostitutiva nella misura del 14% sull’intero valore così rivalutato.
Questa misura sembra abbia l’obiettivo di agevolare chi ha acquistato le criptovalute a prezzi estremamente più bassi di quelli odierni, oltre a chi non riesce effettivamente a reperire i dati sui prezzi di carico delle proprie crypto. Vediamo due casi concreti.
BTC COMPRATO A 2’000€, VENDUTO A 30’000€, NON APPLICO LA RIVALUTAZIONE
In questo esempio, ho acquistato un BTC a €2.000 nel passato e lo rivendo nel 2023 a €30.000, realizzando una plusvalenza di €28.000: senza applicare la rivalutazione il calcolo è semplice.
Plusvalenza: 30.000-2.000 = €28.000
Imposta sostitutiva sulle plusvalenze 26% = 28.000*0,26 = €7.280
La cifra che dovrei pagare, dunque, sarebbe di €.7.280
BTC COMPRATO A 2.000€, VENDUTO A 30’000€, APPLICO LA RIVALUTAZIONE AL 1/1/2023
il prezzo di BTC al 1° gennaio del 2023 era pari a circa €15.500 ed io ho deciso di rivalutarlo a quel giorno: significa che, ai fini fiscali, il mio prezzo d’acquisto di quel bitcoin sarà pari proprio a 15.500. Per poter procedere con questa rivalutazione, tuttavia, dovrò corrispondere il 14% sul valore così determinato (15.000€), vale a dire 2.170€.
Se poi decidessi di vendere il BTC, considererei come plusvalenza (ai fini fiscali) quel valore – €15.500 – come quello di prezzo d’acquisto, e non quello reale, che nel nostro esempio è di €2.000.
Ipotizziamo che io venda il mio BTC a €25.000, realizzando una plusvalenza. Alla cifra da pagare per la rivalutazione dovrò sommare anche l’imposta per la plusvalenza.
Plusvalenza: 25.000-15.500 = €9.500
Imposta sostitutiva sulle plu1svalenze 26% = 9.500*0,26 = €2.470
Il totale che dovrò pagare di imposte (sulla rivalutazione da una parte e sulla plusvalenza dall’altra) sarà pari a:
Totale imposte da pagare: 2470+2170 = €4.640.
Uno sconto notevole, rispetto a quanto avrei dovuto pagare senza rivalutare, cioè €7.280!
Molte delle novità presenti nella Manovra Finanziaria 2023 per le criptovalute rispondono a quesiti lasciati aperti per anni, altre invece impongono ulteriori chiarimenti da parte del legislatore. Tra i punti fermi, c’è sicuramente la necessità d’ora in poi di tenere traccia e contabilizzare le proprie cripto-attività. Il legislatore “lavandosene le mani” lascia spazio purtroppo a verifiche ed accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate che potrebbero mettere in discussione le dichiarazioni anche dei contribuenti più volenterosi se questi non hanno documentato correttamente il valore delle proprie cripto-attività.
Fiscalità
02/02/2024
Depositare le proprie criptovalute in una liquidity pool è uno dei casi d’uso più comuni della Finanza Decentralizzata. In questo articolo vediamo come funziona.
Leggi l'articoloFiscalità
02/02/2024
Ecco quali sono le scadenze fiscali 2024 per chi possiede criptovalute.
Leggi l'articoloFiscalità
02/02/2024
In questo articolo vediamo insieme come alcuni exchange applicano le commissioni alle diverse transazioni in criptovalute.
Leggi l'articoloFiscalità
02/02/2024
La lista delle transazioni è una raccolta documentale di tutti i movimenti effettuati con le criptovalute nell’arco dell’anno.
Leggi l'articoloCryptoBooks calcola le tasse sulle tue criptovalute con il 100% di accuratezza: la tranquillità di report fiscali corretti, da consegnare direttamente al tuo commercialista.
CryptoBooks supporta centinaia di integrazioni, da quelle più diffuse a quelle di nicchia, tramite API o CSV per gli exchange. Puoi anche connettere direttamente chain e wallet. E se non trovi ciò che cerchi, puoi creare integrazioni personalizzate.
Affidati alle procedure guidate o alla nostra AI per la riconciliazione delle transazioni crypto, su misura per te. Potrai contare sul nostro supporto dedicato, in ogni momento.
Scegli i parametri di esportazione e scarica i quadri pre-compilati e i report fiscali da consegnare al tuo commercialista. Rispettiamo le leggi italiane al 100%.