Fiscalità
09/12/2025
Vuoi destinare una piccola percentuale del tuo portafoglio alle cripto-attività e ti chiedi quale sia il veicolo più adatto?
È una domanda legittima, perché la scelta del veicolo cambia del tutto la natura dell’investimento e, soprattutto, gli obblighi fiscali che ne derivano.
Ogni soluzione attiva obblighi fiscali diversi: dal monitoraggio nel Quadro RW all’imposta sul valore delle cripto-attività, fino alla tassazione dei profitti. La domanda iniziale è quindi concreta: cosa stai realmente acquistando e a quali obblighi fiscali vai incontro?
La prima differenza da chiarire riguarda la natura dell’esposizione. Un prodotto finanziario che replica il prezzo e un asset digitale reale non sono equivalenti né operativamente né fiscalmente.
Se operi tramite un broker tradizionale europeo, quando “acquisti crypto” stai quasi sempre acquistando un ETN o un ETP. Sono strumenti finanziari: non rappresentano la detenzione del token, non sono trasferibili e non puoi usarli onchain. Rimangono dentro il regime fiscale degli strumenti tradizionali.
Quando invece acquisti token su un exchange crypto oppure tramite protocolli DeFi, stai detenendo una cripto-attività ai sensi della normativa italiana. È trasferibile, ne puoi disporre liberamente, utilizzarla in protocolli onchain e conservarla in autocustodia. Qui la custodia diventa il punto decisivo: se non controlli le chiavi, non controlli davvero l’asset. Su un exchange accetti un rischio di controparte; in self-custody hai pieno controllo, ma anche piena responsabilità nella gestione operativa (seed phrase, dispositivi, sicurezza).
Ed è proprio da questa distinzione che nascono differenze fiscali concrete. Le cripto-attività reali possono attivare l’obbligo di monitoraggio nel Quadro RW, l’imposta sul valore delle cripto-attività (IC o, se presente un sostituto d’imposta, l’imposta di bollo) e la tassazione delle plusvalenze secondo le aliquote previste per gli asset digitali.
In sintesi: un ETN/ETP ti dà un’esposizione finanziaria al prezzo; una cripto-attività è invece un asset digitale che puoi muovere, usare e autocustodire. Cambiano le tue possibilità operative e cambia il modo in cui quella posizione entra in dichiarazione.
Un broker europeo regolamentato ti offre un ambiente pensato per strumenti finanziari tradizionali: vigilanza MiFID, segregazione dei fondi e procedure consolidate. È la soluzione naturale se stai acquistando un ETN o un ETP, ma non ti dà accesso all’asset digitale sottostante. Non puoi prelevare, non puoi trasferire, non puoi operare onchain: ottieni l’esposizione al prezzo, non la disponibilità del token.
Su un exchange crypto, la logica cambia. Qui acquisti cripto-attività reali: puoi depositarle, prelevarle, inviarle a un wallet personale o utilizzarle nei protocolli onchain. Rimani però in un ambiente centralizzato, dove l’exchange detiene le chiavi per te. È operativo e immediato, ma comporta un rischio di controparte. Gli episodi di FTX o The Rock Trading hanno evidenziato questo punto, mentre MiCA e DAC8 stanno introducendo regole di trasparenza e requisiti prudenziali più stringenti. Resta comunque un intermediario che custodisce i tuoi asset.
La self-custody è l’alternativa senza intermediari. Sei tu a detenere le chiavi e a decidere come e dove usare i token. È il modello più vicino alla natura delle cripto-attività, ma richiede competenze operative: protezione della seed phrase, sicurezza dei dispositivi, gestione degli errori. Il controllo è totale, ma anche la responsabilità.
Per riassumere, non è un semplice “broker vs exchange”. Esistono tre modalità distinte di detenere la stessa quota di portafoglio:
il broker ti fornisce sicurezza regolamentare, ma solo esposizione al prezzo;
l’exchange ti dà accesso all’asset, ma richiede fiducia nella custodia centralizzata;
la self-custody offre controllo pieno, ma richiede gestione autonoma e consapevole.
La distinzione tra esposizione finanziaria e detenzione di cripto-attività si riflette immediatamente sul piano fiscale.
Se acquisti un ETN o un ETP tramite un broker europeo, resti nel perimetro degli strumenti finanziari. Conseguenze:
nessun obbligo di monitoraggio in Quadro RW/W;
nessuna imposta sul valore delle cripto-attività;
tassazione delle plusvalenze al 26%.
E hai la scelta tra due modalità operative:
regime amministrato: è il broker che calcola le imposte, applica le ritenute e produce le certificazioni. Tu non devi ricostruire costi e realizzi, né dichiarare nulla in autonomia.
regime dichiarativo: gli obblighi sono tuoi. Devi ricostruire costi, realizzi e documentazione, inserire correttamente i dati nei quadri rilevanti (incluso RT per le plusvalenze su strumenti finanziari) e versare l’imposta.
In entrambi i casi sei esposto solo al prezzo, non al possesso dell'asset digitale.
Rientri nel regime delle cripto-attività. Questo comporta:
compilare il Quadro RW/W per il monitoraggio, indipendentemente da dove detieni gli asset;
versare l'imposta sul valore delle cripto-attività (IC) o, se l’exchange agisce da sostituto d’imposta, imposta di bollo;
versare l'imposta sostitutiva sulle plusvalenze secondo l’aliquota prevista per gli asset digitali (26% o potenzialmente 33% secondo la bozza della Legge di Bilancio).
Indipendentemente da dove tieni quella piccola percentuale di crypto, quando arriva il momento della dichiarazione serve coerenza nei dati.
Un broker produce un tipo di evidenze (prezzi medi, realizzi, certificazioni). Un exchange ne produce un altro. Se poi affianchi un wallet, il flusso informativo diventa ancora più frammentato.
Il problema non è quante operazioni fai, ma come si stratificano nel tempo. Anche una piccola allocazione può produrre dati che non parlano tra loro: un ETN venduto, un deposito su un exchange estero, un trasferimento verso un wallet, una posizione aperta onchain. Mettere insieme tutto questo a mano è il modo più semplice per creare discrepanze.
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Nessun foglio sparso. Nessuna ricostruzione manuale. E questo ti riporta alla domanda iniziale: dove detenere una piccola quota di cripto-attività dipende da come vuoi usarla; la fiscalità non deve essere un ostacolo. Quando i dati sono allineati, la dichiarazione diventa solo un passaggio tecnico.
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