Fiscalità
02/02/2024
La Sanatoria Crypto 2023 è una nuova opportunità offerta dal governo italiano ai possessori di criptovalute per regolarizzare la loro posizione fiscale e mettersi in regola con le autorità. In questo articolo, spiegheremo in dettaglio cos’è la cosiddetta “Sanatoria Crypto 2023”, come funziona e quali sono i vantaggi.
UPDATE 9 AGOSTO 2023: il termine ultimo per aderire alla Sanatoria Crypto è stato fissato al 30 novembre 2023.
La Sanatoria Crypto 2023 è un’iniziativa del governo italiano per consentire ai crypto-possessori di regolarizzare la loro posizione fiscale. Per far ciò, dovranno dichiarare le criptovalute possedute e pagare una sanzione ridotta.
L’iniziativa è stata lanciata per incentivare la trasparenza e la legalità nel settore delle criptovalute, e per contrastare l’evasione fiscale. Altro non è che una “Voluntary Disclosure” delle proprie criptovalute non dichiarate nelle dichiarazioni dei redditi degli anni precedenti.
La condizione necessaria al fatto che possa esserci una regolarizzazione è che ci sia stata la violazione di una norma. Il governo sembra infatti riconoscere, almeno per il passato, quella che era stata l’interpretazione data dall’Agenzia delle Entrate circa l’assimilazione delle criptovalute alle valute estere.
La Sanatoria Crypto 2023 è aperta a tutti i possessori di criptovalute che siano persone fisiche. Anche gli enti non commerciali e le società di persone e assimilabili possono aderirvi: sembrerebbero quindi escluse le società di capitali (come le Srl e le Spa).
I soggetti della sanatoria sarebbero dunque tutti coloro che:
non hanno rispettato le disposizioni dell’Agenzia e che non hanno inserito le proprie criptovalute all’interno del quadro RW
che non hanno dichiarato le plusvalenze e non hanno corrisposto su di esse un’imposta del 26%.
Ma cosa devono fare i soggetti che possono aderire alla sanatoria per sanare le mancate dichiarazioni di cripto-attività nei quadri RW? Semplice: dovranno pagare una sanzione dello 0,5% su quanto non dichiarato ogni anno.
E se non hanno dichiarato le plusvalenze? Sarà possibile segnalare le plusvalenze passate pagando un’imposta sostitutiva sulle stesse del 3,5% al posto del 26%.
Vediamo insieme due casi pratici per capire meglio come aderire alla sanatoria e se questo convenga davvero oppure no.
La Sanatoria Crypto 2023 offre diversi vantaggi ai possessori di criptovalute che decidono di aderire all’iniziativa.
Innanzitutto, consente di regolarizzare la propria posizione fiscale, evitando sanzioni e penalizzazioni.
Inoltre, la tassazione agevolata, fino ad un massimo del 3,5% sulla plusvalenza maturata è molto conveniente rispetto alle aliquote ordinarie che possono arrivare fino al 43%.
Infine, l’adesione alla Sanatoria Crypto 2023 consente di acquisire una maggiore trasparenza e legalità nella gestione delle criptovalute.
Le autorità fiscali hanno ormai a disposizione informazioni ben precise sull’operatività dei possessori di criptovalute residenti in Italia.
Tutto ciò rende questa sanatoria una scelta quasi obbligata anche per i più irriducibili osteggiatori della tassazione sulle criptovalute.
Per comprendere meglio come funziona la nuova Sanatoria Crypto 2023, prendiamo come esempio il caso di Marco. Egli è un fervente sostenitore della decentralizzazione: un vero e proprio HODLER che ha deciso di acquistare dei Bitcoin senza mai venderli a partire dal 2018.
Marco, non ritenendo valida l’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate, aveva deciso di non dichiarare le proprie criptovalute.
Vediamo come e con quali vantaggi Marco potrebbe aderire alla sanatoria e quali sanzioni potrebbe rischiare se non aderisse.
Marco, per aderire all’istanza di emersione crypto, dovrebbe:
risalire alla quantità di BTC posseduti ad ogni 31/12 degli anni precedenti
calcolare il loro valore al prezzo di mercato del tempo
corrispondere una sanzione dello 0,5% di questo valore per ogni anno in cui non ha dichiarato le proprie criptovalute.
Marco, pagando lo 0,5% di quanto non dichiarato, si metterebbe al sicuro da una sanzione fiscale in caso di accertamento fiscale. Tale sanzione potrebbe essere incredibilmente salata: fino al 30% di quanto non dichiarato per ogni anno!
Potrebbe così risparmiare più del 98% rispetto alla sanzione che riceverebbe in caso di accertamento.
Un caso diverso riguarda la mancata dichiarazione delle plusvalenze e del pagamento delle relative tasse. E’ il caso di Laura: anche lei ha investito in bitcoin da qualche anno. Laura, anche per timore di futuri controlli, aveva deciso di dichiarare le proprie criptovalute nel quadro RW. Tuttavia, non ha mai dichiarato la plusvalenza realizzata nel 2020 in quanto aveva deciso di aspettare maggiore chiarezza normativa.
Laura per aderire alla sanatoria dovrà risalire indietro nel tempo fino al momento del cash-out e calcolare il loro valore o a quel momento oppure al 31/12 di quell’anno.
Dovrà, quindi, corrispondere una sanzione pari allo 0,5% del valore calcolato per l’omessa dichiarazione e pagare un’imposta sostitutiva del 3,5% sulla plusvalenza, al posto del 26% usuale.
Pagando in totale il 4% del valore delle criptovalute con cui ha effettuato la plusvalenza potrà così evitare una futura sanzione del 30%. Potrebbe quindi risparmiare l’87% rispetto ad una futura sanzione pagando comunque meno di quello che avrebbe dovuto pagare se avesse dichiarato la plusvalenza al tempo!
Per aderire alla Sanatoria Crypto 2023 è necessario presentare una istanza di emersione. Si dovrà poi pagare la sanzione sulle somme non dichiarate e l’eventuale imposta sostitutiva sui redditi ottenuti tramite “crypto-attività”,. Tutto ciò, utilizzando i moduli e le procedure previste dall’Agenzia delle Entrate. La scadenza ultima per aderire alla Sanatoria Crypto è il 30 novembre 2023: oltre, si dovranno sanare le posizioni pregresse con i metodi tradizionali che prevedono sanzioni anche molto salate (fino al 30% di quanto non dichiarato!).
La dichiarazione che andrà inoltrata per aderire al “condono crypto” dovrà essere compilata con dati precisi e documentati: in tal modo non potranno essere messi in discussione in caso di accertamento.
Reperire questi dati e documentali non è facile, implica una contabilizzazione metodica e precisa da parte del contribuente. Per fare questo è necessario uno strumento come CryptoBooks: un software che mette insieme tutte le proprie transazioni, contabilizza e infine genera tutti i report fiscali di cui si ha bisogno. Il rischio, altrimenti, è di avere dati incompleti e deboli in caso di accertamento.
Bisogna, inoltre, tenere a mente che la Sanatoria Crypto 2023, sebbene possa convenire in molti casi, possa altresì risultare sconveniente in certe circostanze, a seconda di specifici calcoli: anche in questi casi un software di rendicontazione fiscale è indispensabile per poter capire quando conviene davvero aderire alla Sanatoria prevista in Manovra.
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