Fiscalità
19/08/2025
Un avviso dell’Agenzia delle Entrate sulle operazioni crypto può arrivare in diverse fasi dei controlli fiscali : da un pre-controllo, in cui hai ancora margini per chiarire e correggere, fino a verifiche automatiche più avanzate o a un vero e proprio accertamento, dove lo spazio d’azione si riduce drasticamente.
Si tratta di comunicazioni che rientrano in un percorso di verifica ben definito; nelle prime fasi puoi ancora intervenire e regolarizzare, nelle ultime devi prepararti a una difesa mirata. Capire in quale fase ti trovi è fondamentale per decidere come agire.
In questo articolo vediamo perché e quando l’Agenzia può inviarti un avviso, quali dati utilizza per farlo e come reagire in modo efficace per evitare conseguenze peggiori.
Una lettera di compliance non nasce dal nulla: è il risultato di controlli incrociati tra le informazioni in possesso dell’Agenzia e i dati che sei tenuto a dichiarare. L’AdE confronta periodicamente le proprie banche dati con quelle di più fonti ufficiali e obbligate per legge alla comunicazione:
operatori registrati (VASP) e wallet provider: inviano all’OAM dati identificativi dei clienti e operatività (DM MEF 13/01/2022). Non sono report fiscali, ma flussi che l’Agenzia può incrociare con altre banche dati;
DAC8: dal 2026 i CASP UE comunicheranno alle amministrazioni fiscali dati su operazioni e saldi dei clienti, anche per controlli transfrontalieri;
MiCA: già in vigore per autorizzazioni, licenze e obblighi AML dei CASP, con dati utilizzabili anche in sede di verifica fiscale;
banche e intermediari finanziari: trasmettono movimenti di denaro, inclusi bonifici di cash-out, che possono far emergere incoerenze con la dichiarazione;
segnalazioni antiriciclaggio (AML): operazioni sospette inviate all’UIF o ad altre autorità, successivamente verificabili dall’Agenzia.
Quando queste informazioni non coincidono con quanto dichiarato nei Quadri RW/W e RT/T, o con i versamenti dovuti per l’Imposta sul valore delle cripto-attività (IC) o per l’imposta sostitutiva sulle plusvalenze, si genera un’anomalia.
Esempio pratico: se nel 2024 hai prelevato una somma rilevante da un exchange verso il tuo conto corrente e in dichiarazione non risulta alcuna plusvalenza o monitoraggio, il sistema di matching automatico segnalerà l’operazione facendo partire un avviso bonario.
La mancata compilazione del quadro RW (o del quadro W nel 730) è tra i casi più frequenti. Dopo la L. 197/2022 e la Circ. 30/E (2023) il monitoraggio riguarda “tutte le cripto-attività detenute tramite portafogli/conti digitali”. È prassi indicare i wallet e le singole cripto-attività, specificando per ognuna se rientra nel regime di imposta di bollo presso intermediario italiano o nel regime di IC (per estero/self-custody). Se un intermediario residente applica il bollo, non si versa l’IC su quelle posizioni; in caso contrario si applica l’IC allo 0,20% pro-rata, con importo minimo non dovuto se inferiore a 12 euro. (link a guida dettagliata)
Trasferimenti interni non documentati, interpretati come operazioni imponibili;
mancato versamento dell’IC quando non c’è sostituto d’imposta;
calcolo errato dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze in Quadro RT (prezzi di carico errati, cambi non aggiornati);
operazioni omesse per errori di tracciamento o interpretazione normativa.
Questi errori nascono spesso dalla gestione manuale di CSV incompleti o calcoli in Excel non conformi ai criteri fiscali attuali. Un software di riconciliazione automatica è l’unica soluzione che può concretamente aiutare a ridurre drasticamente questo rischio.
La tipologia di comunicazione indica in modo preciso la fase del procedimento in cui ti trovi e, di conseguenza, i margini di azione che hai a disposizione. Queste fasi possono essere:
fase di pre-controllo (“compliance”), in cui ti vengono richieste informazioni e puoi ancora correggere spontaneamente errori o omissioni;
fase di controllo automatizzato o formale, in cui l’Agenzia rileva irregolarità dai dati dichiarati e propone la regolarizzazione con sanzioni ridotte;
fase di accertamento, in cui le possibilità di intervento sono molto più limitate poiché l’infrazione è già stata rilevata.
Ecco le principali tipologie di comunicazioni:
Lettera di compliance: siamo nella fase di pre-accertamento, la lettera invita a chiarire o correggere eventuali errori e/o omissioni, indicando la potenziale anomalia rilevata, la fonte dei dati ed eventuali importi stimati.
Avviso bonario (art. 36-bis o 36-ter DPR 600/1973): segue i controlli automatizzati o formali della dichiarazione e indica differenze di imposta, con calcolo di sanzioni ridotte e interessi.
Invito al contraddittorio: atto formale che precede l’accertamento, con convocazione per presentare documenti e chiarimenti su operazioni e saldi rilevati.
Avviso di accertamento: atto impositivo definitivo, con liquidazione dell’imposta, sanzioni piene e interessi.
Ogni comunicazione può includere un prospetto dettagliato delle operazioni (data, tipologia, importo). Non tutte le anomalie hanno un impatto impositivo diretto: alcune si risolvono con integrazioni documentali mentre altre richiedono una regolarizzazione per evitare sanzioni maggiori e passaggi ad ulteriori fasi investigative.
In primis, devi identificare la tipologia di comunicazione ricevuta, perché da questo dipende la strategia di risposta.
Se sei in fase di istruttoria o pre-controllo (lettera di compliance, richiesta di informazioni o invito al contraddittorio): puoi ancora fornire chiarimenti, presentare documentazione e, se necessario, correggere la dichiarazione con una dichiarazione integrativa e ravvedimento operoso;
se sei in fase di controllo automatizzato/formale (avviso bonario o avviso di liquidazione): per prima cosa è bene verificare se gli importi contestati sono corretti e successivamente puoi regolarizzare pagando imposte, interessi e sanzioni ridotte entro i termini indicati, evitando il passaggio alla fase successiva;
se sei già in fase di accertamento (avviso di accertamento o avviso di irrogazione sanzioni): le possibilità di correzione autonoma sono molto ridotte. In questi casi è consigliato il supporto di un professionista per predisporre una difesa documentale e valutare eventuali definizioni agevolate.
Dopo aver chiarito la tipologia di comunicazione, passa all’azione:
analizza i dati presenti nella segnalazione, confrontando ogni operazione contestata con i tuoi dati;
ricostruisci la posizione fiscale crypto, verificando Quadri RW/W e RT/T e calcolando le imposte dovute sotto forma di IC o imposta sostitutiva sulle plusvalenze;
regolarizza con dichiarazione integrativa e ravvedimento operoso, se ancora possibile.
Un avviso di compliance sulle crypto significa che le tue operazioni sono già state esaminate e segnalate dall’Agenzia. Ignorarlo non ferma il procedimento e rischi di dover pagare sanzioni piene e di subire controlli retroattivi su più anni fiscali.
La strategia migliore da adottare è il monitoraggio continuo: con CryptoBooks puoi verificare i Quadri RW e RT, calcolare l’IC, controllare l’imposta sostitutiva sulle plusvalenze e validare la coerenza dei dati per avere report pronti per eventuali controlli. In più, puoi archiviare e conservare in un unico spazio i report fiscali e le riconciliazioni, così da avere sempre a disposizione prove puntuali in caso di richiesta dell’Agenzia delle Entrate. Effettua la prova gratuita di 7 giorni e tieni sotto controllo la tua posizione fiscale.
Riduci al minimo il rischio di ricevere un avviso e, se dovesse arrivare, hai già tutte le informazioni pronte per rispondere in modo rapido e preciso.
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