Fiscalità
02/02/2024
mCBDC è l’acronimo di “Central Bank Digital Currency” e significa, in italiano, “Valuta Digitale della Banca Centrale”. È qualcosa che possiamo assimilare alle criptovalute come il bitcoin o gli Ether, ma in realtà sono profondamente diverse, in quanto si tratta, alla base, di “criptovalute di Stato“.
La loro implementazione potrebbe essere una delle più grandi rivoluzioni monetarie della storia umana e già si sono ipotizzati scenari diversi, alcuni persino distopici, del nostro futuro con queste monete virtuali delle Banche Centrali.
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Le CBDC sono, innanzitutto, delle vere e proprie valute digitali. Inoltre, in alcuni casi si appoggeranno ad una tecnologia di registro distribuito (Distributed Ledger Technology), come molte blockchain. Non pensare però che si tratti di valute decentralizzate come il bitcoin o gli Ether: questo “Distributed Ledger” sarà governato e vigilato sempre e comunque da una Banca Centrale, che ne avrà, dunque, controllo e contezza.
Il motivo per cui verranno introdotte – ormai è una certezza e questione solamente di tempo – è per permettere ai cittadini l’accesso al sistema finanziario “tradizionale” senza dover necessariamente aprire un conto corrente; poter dunque inviare denaro digitalmente a costi bassi e a velocità istantanee a chiunque, senza dover passare per l’intermediario della banca tradizionale, con benefici potenziali quali un più ampio accesso al credito bancario.
Altro motivo importante riguarda la non volatilità, che le contrappone alle criptovalute tradizionali: si tratta, fondamentalmente, dell’equivalente digitale della moneta fiat gestita dalla banca centrale. Questa è una delle differenze principali dalle stablecoin: non si tratta di valute digitali emesse da un ente privato ed ancorate artificiosamente ad un’altra moneta, ma di moneta di stato avente corso legale, sebbene in forma digitalizzata e non stampata.
In definitiva, possiamo dire che si tratti della via di mezzo tra valuta fiat tradizionale e criptovalute.
Le CBDC si distinguono tra wholesale CBDC e retail CBDC. Cosa significa questa distinzione? Le wholesale CBDC, cioè “CBDC all’ingrosso”, sono destinate al mercato interbancario e alle relazioni tra Banca Centrale e istituzioni finanziarie o, ancora, al regolamento di pagamenti internazionali. Il loro utilizzo assicurerà affidabilità, riduzione dei costi – facendo a meno dei vari intermediari di pagamento – e maggiore velocità rispetto ai pagamenti tradizionali.
Le retail CBDC invece sono quelle di cui si parlerà prevalentemente in questo articolo e sono destinate ai cittadini del Paese in cui la Banca Centrale che le emette ha autorità.
Quando si parla di criptovalute non si può non pensare al bitcoin, creato dal misterioso Satoshi Nakamoto nel 2009 per proporre un’alternativa decentralizzata al sistema classico della finanza, detta in questo contesto “centralizzata” – con una certa connotazione negativa.
Vista l’esplosione delle criptovalute, spuntate come funghi dopo il bitcoin (oggi sono più di 20’000!) e adottate da milioni di persone nel mondo, da qualche tempo in molti ambiti si è iniziato a parlare della risposta delle banche centrali: per l’appunto, le CBDC, volte in primis ad offrire una valuta digitale stabile ai suoi utilizzatori, che non presenti dunque le oscillazioni di valore che rendono le normali crypto poco fruibili da un pubblico di massa.
Le Banche Centrali vogliono altresì mantenere forte il legame con i propri cittadini, come sottolineato in questo articolo di Politico che tratta di CBDC; al contempo, le Banche Centrali vogliono evitare lo scenario in cui perdono il loro potere di politica monetaria a vantaggio di valute (digitali) di un’altra giurisdizione – come la rete Bitcoin – o emesse da una compagnia privata. Questi sforzi si aggiungono a quelli già messi in atto per normare il settore delle criptovalute, come recentemente successo in Italia.
L’importanza delle CBDC per le autorità nazionali, tuttavia, non si ferma qui: sembrerebbe che ci siano molte idee al vaglio su come utilizzarle, che spaziano dal pagamento dei dipendenti pubblici all’erogazione di servizi come i redditi di cittadinanza o i vari sussidi.
Se si parla di CBDC non si può non toccare il tema fondamentale della privacy, che sta a cuore a molti crypto-utilizzatori. Infatti, da una parte abbiamo le criptovalute “tradizionali” come il bitcoin o gli Ether che garantiscono il cosiddetto “pseudo-anonimato”. Dall’altra, le CBDC non presenterebbero questa caratteristica: l’autorità centrale che emette la valuta saprebbe perfettamente a chi è intestato un certo wallet, grazie ad una procedura di identificazione personale comunemente conosciuta come KYC (“Know Your Customer”). Le autorità saranno quindi a conoscenza di tutte le transazioni effettuate in CBDC: importi, destinatari, mittenti, frequenza e molto altro ancora.
Sebbene sia innegabile che con le CBDC si perda molto in tema di privacy, non bisogna dimenticarci che lo strumento è, appunto, uno strumento: se con le CBDC ci saranno violazioni importanti della privacy di chi le adotta, la colpa sarà riconducibile a chi ha commesso tali violazioni e non alle criptovalute in sé. Inoltre, se le CBDC vogliono vincere la loro guerra contro le crypto come il bitcoin, dovranno essere utilizzate in modo da non ledere diritti fondamentali come quello alla privacy.
L’emissione in quantità rilevanti e la conseguente adozione di massa delle CDBC incontrollata potrebbe mettere in difficoltà il settore bancario: se tante persone volessero, contemporaneamente, ritirare il proprio denaro dai conti correnti e convertirlo nella CBDC del proprio Paese, ci sarebbe quella che in gergo viene definita “bank run”.
Si creerebbe quindi una situazione in cui le banche avrebbero poca liquidità per far fronte alle tante richieste di prelievo dei propri clienti; ma anche scarse risorse per concedere prestiti e, quindi, “fare il proprio business”: molte banche andrebbero in fallimento con conseguenze nefaste per l’economia del Paese, come la crisi del 2007 ha già dimostrato.
Per risolvere questo problema, sembra che l’unica soluzione sia quella di imporre un limite alla quantità di CBDC che ogni cittadino può possedere. In questo modo, sarà possibile controllare l’adozione di questa nuova forma di valuta digitale e ridurre la fuoriuscita di denaro dalle banche e dalle altre istituzioni finanziarie.
Le CBDC non sono “solamente” una valuta digitale che rappresenta la valuta fiat: rappresenterebbero un’evoluzione importantissima dell’economia monetaria. A partire dalla possibilità di “by-passare” uno degli attori del sistema monetario tradizionale, vale a dire le banche private.
Ma non solo: l’attuazione delle politiche monetarie sarebbe più semplice, basti pensare che per erogare maggior moneta basterebbe emettere più valuta digitale. Alcuni semplificherebbero dicendo “questione di pochi click”!
Al 1° marzo 2023 si contano ben 65 Paesi che sono in una fase avanzata di sviluppo della propria CBDC. Un numero davvero considerevole che ci fa capire che si tratta di qualcosa di realmente imminente e non certo di uno scenario ipotetico e futuro.
Di questi 65 Paesi, 20 sembrerebbero ad un punto cruciale nelle rispettive roadmap di sviluppo e adozione; 4 sono addirittura ad un fase “pilota” del progetto, in cui quindi lo sviluppo della CBDC è terminato e c’è già stata emissione: si tratta di Australia, Corea del Sud, Giappone e Svezia. Piccola curiosità: la tecnologia alla base delle CBDC coreana e australiana è Ethereum.
A questo punto, quando (il “se” è ormai superfluo) vedremo le CBDC in Europa, ovvero: quando verrà introdotto “l’euro digitale”? Secondo quanto indicato dall’Unione Europea stessa, il 2023 sarà un anno cruciale perché vengano stabilite le modalità di adozione dell’euro digitale da parte della BCE e degli Stati Membri.
Formalmente, la Commissione Europea deve ancora dare il via libera dopo che ci sono stati circa due anni di indagini sulle potenziali conseguenze dell’emissione dell’euro digitale. Se dovesse esserci questo via libera – e tutto pare andare in questa direzione -, in autunno la BCE potrebbe iniziare la cosiddetta “fase realizzativa” che avrebbe lo scopo di sviluppare e testare le soluzioni tecniche per la diffusione e adozione di massa del digital euro.
Le possibili conseguenze dell’emissione di CBDC sono ancora in fase di indagine o testing ma possiamo già pensare a diversi effetti empirici per i cittadini:
l’erogazione di sussidi economici direttamente sui “wallet” dei cittadini, quindi in modalità molto più semplificate e accessibili;
tutti i cittadini – e questo vale soprattutto in Paesi ancora in via di sviluppo – che non possono accedere ad un conto corrente bancario avranno la possibilità di avere il loro portafoglio digitale.
l’abbassamento dei costi di transazione, visto che si creerà ancora più competizione nel mercato della gestione delle transazioni di pagamento, finora oligopolio appannaggio di pochi “giocatori” del sistema.
Per il resto, è ancora presto: ci sono molte domande a cui è difficile o impossibile dare risposta oggi. Ad esempio, come si relazioneranno le criptovalute come il bitcoin con le CBDC? In quale modo si potranno spendere le CBDC? Che impatto avranno sul sistema bancario? E quanto sarà semplice utilizzarle? Il contante sparirà, oppure la moneta fiat rimarrà come principale alternativa?
Una cosa è certa: la trasparenza sarà uno dei valori fondanti le CBDC e questo significa che si dovrà, al contempo, essere perfettamente compliant con le normative (specie fiscali) dei Paesi anche quando si detengono crypto “tradizionali”. La rendicontazione dei propri asset digitali diventerà, se possibile, ancora più importante: per questo motivo strumenti come i crypto tax software assurgeranno ad un ruolo sempre più centrale nella gestione delle proprie finanze.
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