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Rendite in Criptovaluta: Cosa Devi Sapere per Essere in Regola

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25/09/2024

Rendite in criptovaluta: cosa devi sapere per essere in regola

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Rendite in criptovaluta: cosa devi sapere per essere in regola

Le rendite in criptovaluta stanno diventando sempre più comuni tra gli investitori e i possessori di crypto-asset. Grazie a tecnologie come lo staking, il lending e lo yield farming, è possibile generare guadagni passivi mantenendo le proprie criptovalute.

Tuttavia, con questa crescente diffusione emergono anche vari interrogativi legati alla regolamentazione e al trattamento fiscale delle rendite.

Capire come sono regolate le rendite crypto è fondamentale per essere conformi alle normative fiscali ed evitare sanzioni da parte delle autorità.

Rendite in criptovaluta: definizione e tipi più comuni

Le rendite in criptovaluta si riferiscono a qualsiasi forma di reddito generato dal possesso o dall'uso di criptovalute, senza la necessità di venderle. Tra le modalità più comuni per ottenere rendite ci sono:

  • Staking: consiste nel blocco di una certa quantità di criptovaluta per validare transazioni su una blockchain Proof of Stake (PoS), ottenendo in cambio ricompense.

  • Lending: attività che comprende il prestare criptovalute a piattaforme decentralizzate o centralizzate, ricevendo un interesse come guadagno.

  • Airdrops: si tratta dei guadagni ottenuti tramite distribuzioni gratuite o incentivi legati a piattaforme o progetti crypto.

  • Yield farming: significa fornire liquidità a pool di trading in cambio di una percentuale delle commissioni generate dal mercato.

Il trattamento fiscale in Italia delle rendite in criptovaluta

Il trattamento fiscale di queste tipologie di cripto-attività non è sempre stato chiaro. Fino al 2022, infatti, l’Agenzia delle Entrate non si era pronunciata in modo chiaro e univoco sull’argomento. Si applicavano quindi solamente le norme generali sulla tassazione dei redditi di capitale e dei redditi diversi.

La situazione è cambiata a partire dal 2023, quando è stata emanata la Legge di Bilancio 2023 (legge 197/2022), chiamata anche “Legge Crypto”, la quale ha apportato modifiche significative al regime fiscale delle criptovalute.

Nonostante ciò, la Legge di Bilancio presenta ancora delle zone d’ombra: su alcune tipologie di cripto-attività l’Agenzia delle Entrate non si è ancora espressa in modo chiaro. In questi casi dobbiamo quindi procedere per analogia e buon senso.

Il trattamento fiscale delle rendite da staking

Tipologie di staking crypto

Con la Legge di Bilancio 2023, il regime fiscale relativo allo staking è stato finalmente chiarito, definendo come le rendite in criptovaluta derivanti da questa attività debbano essere trattate dal punto di vista fiscale. Prima di entrare nel dettaglio, è importante però fare una distinzione fondamentale.

Il termine "staking" viene spesso utilizzato per descrivere diverse attività, che in realtà possono variare significativamente tra loro. Il vero staking riguarda il processo attraverso il quale i possessori di criptovalute contribuiscono alla sicurezza e alla validazione delle transazioni su una blockchain Proof-of-Stake (PoS), ricevendo in cambio delle ricompense in base al capitale investito. Questo tipo di rendita in criptovaluta è strettamente legato all'infrastruttura della blockchain e richiede il blocco dei fondi per un determinato periodo.

Tuttavia, esistono anche servizi offerti da piattaforme come Binance, che etichettano come "staking" attività che, in realtà, consistono nel prestito delle proprie criptovalute all’exchange, generando interessi passivi. In questi casi, benché il termine utilizzato sia lo stesso, si tratta di una forma di lending, ovvero prestito di asset, piuttosto che partecipazione diretta alla validazione delle transazioni (non ti preoccupare: chiariremo anche questo più avanti nell’articolo!). Tant’è che su altre piattaforme viene chiamato “earning”.

Un'altra variante è lo staking offerto da alcuni progetti crypto, che richiedono il blocco di specifici token, di solito quelli legati al progetto stesso, per ottenere rewards periodici. In questi casi, i possessori di token accettano di bloccare i loro asset per un certo periodo, durante il quale ricevono ricompense in criptovaluta.

Trattamento fiscale dei rewards da staking

Ma quindi, qual è il regime fiscale previsto? Secondo la Legge di Bilancio 2023, le ricompense da staking vengono tassate al momento della loro percezione, con un'aliquota fissa del 26%. Questo significa che, una volta ricevuti i rewards, l’intero ammontare di queste rendite in criptovaluta è soggetto a tassazione.

L'aspetto cruciale da tenere presente è che la tassazione si applica al momento in cui le ricompense sono effettivamente accreditate al portafoglio dell'investitore, indipendentemente dal fatto che vengano convertite in valuta fiat o meno.

Tassazione delle rendite da lending

Il lending di criptovalute, ovvero il prestito di asset digitali a piattaforme di scambio o a servizi decentralizzati in cambio di interessi, è un'altra modalità crescente di ottenere rendite passive in criptovaluta.

Con il lending, gli investitori possono guadagnare interessi passivi sulle loro criptovalute senza doverle vendere. Nel contesto della normativa fiscale italiana, le rendite derivanti dal lending di criptovalute sono trattate in modo analogo alle rendite da staking.

Pertanto, i guadagni ottenuti dal lending sono soggetti a tassazione con un'aliquota del 26%. La tassazione si applica al valore totale degli interessi percepiti e deve essere calcolata sulla base del valore delle criptovalute al momento in cui vengono ricevuti i pagamenti.

Tassazione delle rendite da airdrops

Gli airdrops rappresentano un metodo attraverso il quale le criptovalute o token vengono distribuiti gratuitamente agli utenti, generalmente per promuovere nuovi progetti o aumentare l'adozione di una determinata criptovaluta.

Questo processo prevede che i possessori di criptovalute ricevano nuovi token direttamente nei loro portafogli, senza alcun costo associato. Gli airdrops possono variare da distribuzioni di token di nuova emissione a premi promozionali.

Dal punto di vista fiscale italiano, le rendite da airdrops sono considerate redditi di capitale e sono soggette a tassazione. La Legge di Bilancio 2023 stabilisce che le ricompense ricevute tramite airdrop devono essere dichiarate come redditi al momento della loro ricezione. Come nei casi precedenti, l'aliquota applicabile è del 26% sul valore delle criptovalute al momento in cui vengono accreditate.

Tassazione delle rendite da yield farming

Lo yield farming è una strategia di investimento emergente che consente agli utenti di guadagnare rendite crypto tramite la fornitura di liquidità a pool di trading o a protocolli DeFi (finanza decentralizzata).

In sostanza, gli utenti depositano criptovalute in pool specifici e, in cambio, ricevono ricompense sotto forma di interessi o token aggiuntivi. Ma come vengono tassate le rendite da yield farming? Ebbene, sono soggette a tassazione con un’aliquota del 26%. Tale tassazione si basa sul valore delle ricompense al momento dell'accredito, che può variare a seconda delle fluttuazioni del mercato.

Rendite da attività crypto ottenute direttamente in valuta fiat (come euro)

Un caso molto frequente è l’ottenimento di una rendita direttamente in valuta fiat a seguito di investimenti in cripto-attività. Anche in questi casi si parla di rendita, tuttavia la casistica è ben diversa: infatti, non si applica il regime delle cripto-attività ma il regime normale delle rendite da capitale.

Se invece ottieni crypto come rendita, il regime sarà quello che stiamo esaminando, destinato alla più ampia categoria delle cripto-attività.

Qual è il prezzo cui si considerano acquisite e vendute le rendite crypto?

Uno dei temi più importanti e su cui vertono più dubbi riguarda il prezzo a cui vengono acquisite le rendite in criptovaluta.

La domanda che ci si pone, infatti è la seguente: se ottengo una certa rendita, la si considera come acquisita al prezzo di mercato? E la tassazione su quale valore si applica?

Andiamo con ordine. La tassazione si applica al momento della percezione del reddito, come detto poc’anzi. Il valore su cui la tassazione (pari, dal 2023, al 26%) si applica è quello di mercato nel momento in cui il token entra nel nostro wallet. Non si può dedurre alcunché da tale valore, neanche l’investimento effettuato. Ciò significa che la rendita crypto viene tassata al 26% per l’intero valore.

Cosa succede quando vendo i token ottenuti come rendita crypto?

Se la rendita crypto consiste in token ottenuti (come in tutti i casi summenzionati), al momento della cessione dovrai calcolare se hanno acquisito valore rispetto al momento dell’ottenimento. Se li vendi ad un prezzo maggiore rispetto a quello cui li hai ottenuti, sulla differenza (ovvero la plusvalenza) dovrai versare l’imposta sostitutiva del 26%.

Se invece realizzerai una minusvalenza, essa potrà essere portata in compensazione con le plusvalenze (dell’anno in corso o dei 4 anni successivi)!

Come esseri conformi alla normativa italiana

Per evitare sanzioni, è fondamentale gestire correttamente le rendite in criptovaluta e rispettare le normative italiane in materia fiscale. In particolare i passaggi chiave per mantenere la compliance sono:

  • Dichiarazione dei redditi: assicurati di riportare le rendite derivanti da staking, lending e altre attività nel quadro RW della dichiarazione dei redditi, utilizzato per monitorare gli investimenti e le attività finanziarie all'estero. Se hai generato almeno 2.000€ di plusvalenze, devi compilare anche il quadro RT e pagare le relative imposte. Fino al 2022 incluso le rendite crypto dovevano essere dichiarate nel quadro RL della dichiarazione dei redditi. Dal 2023 in avanti, invece, il legislatore ha specificato che tali rendite crypto vanno inserite nel quadro RT, insieme alle plusvalenze - sempreché pari ad almeno 2’000€.

  • Monitoraggio delle operazioni: tieni traccia di ogni operazione, compresi i depositi, i prelievi e i movimenti di crypto tra portafogli. Questo ti aiuterà a calcolare correttamente le eventuali plusvalenze o minusvalenze quando cederai le cripto-attività ottenute con la rendita.

  • Conservazione della documentazione: mantieni una documentazione accurata delle transazioni, incluse le date di acquisto e di vendita delle criptovalute, così da poter dimostrare la tua posizione fiscale in caso di accertamenti fiscali da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Come CryptoBooks può aiutarti a gestire le tue rendite in criptovalute

Gestire le rendite in criptovaluta e rimanere in conformità con le normative fiscali italiane può essere complesso. Piattaforme come CryptoBooks offrono strumenti avanzati per semplificare la gestione delle transazioni e delle dichiarazioni fiscali. Con CryptoBooks, puoi:

  • Monitorare automaticamente le tue operazioni di staking, lending e trading crypto;

  • Generare report precompilati per i tuoi Quadri RW, W ed RT pronti per compilare la tua dichiarazione o inviarli al tuo commercialista;

  • Rimanere aggiornato sulle normative italiane e internazionali in materia di criptovalute grazie ai webinar Q&A bisettimanali dedicati esclusivamente ai clienti CryptoBooks;

  • Affidare la gestione della tua contabilità crypto al nostro team di esperti. Con il nostro Servizio di Contabilità Crypto puoi decidere di delegare la tua fiscalità crypto e non pensarci più. Ci occuperemo di tutto noi: dalla rendicontazione delle tue crypto fino all’invio della tua dichiarazione grazie alla collaborazione con i nostri commercialisti partner.

Essere in regola con il fisco è cruciale per evitare sanzioni e garantire una gestione trasparente delle proprie attività crypto.

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