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02/02/2024

Tasse criptovalute: tutto quello che devi sapere

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Tasse criptovalute: tutto quello che devi sapere

Come vengono tassate le crypto in Italia? Quanto sono tassate le criptovalute? Se ti stai ponendo queste domande sei nel posto giusto. In questo articolo vedremo quando le criptovalute sono soggette a tassazione, a quanto questa ammonti e come calcolare le proprie tasse sulle criptovalute con un strumento appositamente studiato.

Finalmente un po’ di chiarezza sulle tasse crypto

Negli ultimi anni, il mondo delle criptovalute ha suscitato un grande interesse e ha attirato l'attenzione di molti investitori e appassionati. Tuttavia, il quadro normativo che regolamenta la tassazione delle criptovalute è stato a lungo un punto d'incertezza per molti in Italia. Questa mancanza di chiarezza ha portato a molte interpretazioni discordanti tra i vari esperti fiscali, lasciando molti investitori incerti sulla corretta procedura da seguire. 

Oggi la situazione è drasticamente cambiata. Come abbiamo visto nell’articolo, Manovra finanziaria 2023 e criptovalute: le nuove misure fiscali, la legge di bilancio del 2023 ha introdotto una serie di misure che hanno fornito maggiori certezze e chiarezza. Se prima il vuoto normativo consentiva ad alcuni investitori d'ignorare il tema della tasse sulle criptovalute, oggi questo non più possibile senza mettere a rischio il proprio capitale.

Come vengono tassate le crypto in Italia?

Secondo l’ordinamento giuridico italiano le criptovalute prendono il nome di cripto-attività. Con questo termine “si intende una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga” (Art. 1 comma 126 - LEGGE 29 dicembre 2022, n. 197). All’interno di questa definizione rientrano quindi le coin, i token fungibili e gli NFT che siamo normalmente abituati a chiamare criptovalute. 

Le cripto-attività per legge sono soggette a due principali tipi di imposte: l’imposta di bollo e l’imposta sui redditi diversi. L’imposta di bollo consiste nel pagamento annuale dello 0,2% sul valore delle criptovalute possedute al 31/12 di ogni anno. L’imposta sui redditi diversi consiste invece nel pagamento del 26% delle plusvalenze generate dalla crescita del valore delle crypto dal momento dell’ottenimento a quello della cessione.

La tassa sulle plusvalenze

Così come per la maggioranza delle altre forme d'investimento la principale imposta che riguarda le criptovalute consiste nella tassazione delle plusvalenze che si generano con la propria operatività. Una plusvalenza si verifica quando il valore di un'attività finanziaria aumenta tra il momento in cui viene acquistata e il momento in cui viene venduta.

Ad esempio, se si acquista un'azione a 100 euro e la si vende a 120 euro, si genera una plusvalenza di 20 euro. Nel caso delle criptovalute, la stessa logica si applica: se si compra un Bitcoin a 30.000 euro e lo si vende a 40.000 euro, viene generata una plusvalenza di 10.000 euro. Questa plusvalenza è soggetta a tassazione.

In Italia, le plusvalenze generate dalle criptovalute costituiscono una specifica categoria facente parte dei redditi diversi di natura finanziaria e sono quindi soggette a una tassazione del 26%. Ciò significa che ad esempio una plusvalenza di 10.000 euro comporta il pagamento di un'imposta di 2.600 euro all’Agenzia delle Entrate.

La vendita delle criptovalute non è l’unico evento che comporta il calcolo della plusvalenza. Anche il loro utilizzo per il pagamento di beni o servizi è soggetto al calcolo della plusvalenza. In questo caso, il valore di vendita da utilizzare per il calcolo della plusvalenza sarà il valore in euro del bene o servizio acquistato.

Il problema del prezzo d’acquisto 

Come abbiamo visto il 26% si applica sulla differenza tra il valore a cui viene venduta o ceduta la cripto-attività e quello a cui era acquistata. Il prezzo di acquisto è quindi fondamentale in quanto maggiore questo è rispetto a quello di vendita, minore è il reddito generato e di conseguenza la tassazione.

Tutta via secondo le norme fiscali italiane se il prezzo di acquisto non è documentato con prove documentali precise e puntuali, questo è da considerare come zero. Se quindi non si calcola correttamente, non se ne tiene traccia, ogni volta che una crypto verrà ceduta bisognerà corrispondere all’Agenzia delle Entrate il 26% dell’intero valore di vendita o cessione senza sconti. Senza una corretta contabilità si rischia quindi di pagare l’imposta sulle plusvalenze anche se in realtà è stata realizzata una perdita.

È quindi fondamentale calcolare correttamente i prezzi di acquisto e documentarli così da non pagare più tasse di quelle dovute. Per questo abbiamo creato CryptoBooks, un software che permette di contabilizzare le proprie transazioni in automatico, documentare con prove certe la propria operatività e calcolare le proprie imposte senza stress e timore di errori.

Come calcolare le tasse sulle criptovalute

Nel calcolo delle plusvalenze in Italia si applica il metodo LIFO (Last-In, First-Out). Questo prevede che, quando si cedono delle criptovalute, si considerino quelle acquistate più recentemente come le prime a essere vendute. In questo modo, le criptovalute più vecchie rimangono nel portfolio dell'investitore.

Per calcolare le tasse sulle criptovalute con il metodo LIFO, si deve determinare il costo di acquisizione delle criptovalute vendute, che si ottiene moltiplicando la quantità di criptovalute vendute per il costo unitario dell'ultima transazione di acquisto. Il costo unitario dell'ultima transazione di acquisto è il prezzo per unità pagato per l'acquisto più recente di criptovalute.

Ad esempio, supponiamo di avere acquistato 1 Bitcoin a 10.000 euro e poi altri 2 Bitcoin a 15.000 euro. Se decidiamo di vendere 1 Bitcoin quando il prezzo è salito a 20.000 euro, utilizzando il metodo LIFO, il costo dell'acquisizione di quel Bitcoin sarà di 15.000 euro. Quindi, la plusvalenza sarà data dalla differenza tra il prezzo di vendita (20.000 euro) e il costo di acquisizione (15.000 euro), pari a 5.000 euro.

Purtroppo applicare il metodo LIFO al calcolo delle plusvalenze generate da criptovalute può essere estremamente complicato, impossibile se non fa affidamento al giusto strumento. Uno dei principali motivi è dovuto alla loro natura decentralizzata e alla mancanza di un registro centrale di transazioni. Spesso si ricorre a scambi crypto su crypto, si spostano token e coin da un exchange all’altro o verso wallet su diverse blockchain. Tutti questi elementi di unicità rendono i calcoli necessari a dichiarare le proprie plusvalenze estremamente complessi, stressanti e onerosi in termini di tempi.

CryptoBooks fa tutto questo per te in pochi secondi, basta connettere i propri exchange con API in sola lettura, oppure i tuoi wallet grazie alla chiave pubblica. CryptoBooks fa il resto permettendoti di scaricare report fiscali precisi e puntuali.

Tasse criptovalute: il bollo 

Il solo possesso di criptovalute non è soggetto a tassazione; tuttavia, secondo le nuove norme fiscali, i depositi di cripto-attività vengono considerati prodotti finanziari e sono soggetti all'imposta di bollo. L'imposta si applica anche sui rapporti che coinvolgono le cripto-attività e che prevedono obblighi di comunicazione dei valori alla clientela da parte del soggetto gestore, con una tassazione dello 0.20% annui sul valore delle cripto-attività.

L'imposta di bollo si applica a tutti i soggetti residenti in Italia, non solo a quelli tenuti agli obblighi di monitoraggio e viene applicata direttamente dalle piattaforme presso cui sono conservate le proprie criptovalute nel caso siano residenti in Italia o viene corrisposta dal contribuente nel caso siano conservate su presso intermediari non residenti o archiviate su chiavette, pc e smartphone.

Quando non si applicano tasse sulle crypto?

Le plusvalenze inferiori a 2.000 euro

In passato, chi seguiva le indicazioni dell'Agenzia delle Entrate applicava il criterio secondo cui solo in caso le proprie giacenze in criptovalute avessero superato per 7 giorni consecutivi il valore di 51.645,69 euro si sarebbe dovuto dichiarazione e procedere al calcolo delle plusvalenze.

Oggi, con la nuova normativa, la situazione è molto diversa. Infatti, sono esenti dalla dichiarazione e dal pagamento delle imposte sulle plusvalenze da criptovalute solo coloro che realizzano nel corso dell'anno una plusvalenza complessiva inferiore a 2.000 euro. Inoltre, la nuova normativa stabilisce che nel caso in cui si realizzino delle minusvalenze superiori a 2.000 euro, queste potranno essere riportate nei quattro periodi d'imposta successivi.

Ad esempio, nel caso in cui si realizzi una plusvalenza di 5.000 euro nell'anno corrente, ma l'anno precedente si siano avute delle minusvalenze per un totale di 5.000 euro, le due cifre potranno essere compensate. In questo modo, sarà necessario dichiarare le plusvalenze generate dalle criptovalute, ma non sarà necessario pagare alcuna imposta sulle proprie criptovalute.

La donazione e successione di criptovalute

La donazione in quanto cessione a titolo gratuito - senza cioè ricevere nulla in cambio - non comporta il calcolo delle plusvalenze. Il beneficiario della donazione ai fini del calcolo delle plusvalenze dovrà considerare come prezzo di acquisto delle crypto ricevute quello sostenuto dal donante.

Anche la successione non comporta il calcolo delle plusvalenze, tuttavia le cripto-attività così come le attività finanziarie saranno soggette all’imposta di successione. Nel caso di acquisto per successione, il beneficiario assume come costo il valore definito o, in mancanza, quello dichiarato agli effetti dell’imposta di successione.

La permuta tra cripto-attività

No, stando alla normativa “[... ]non costituisce una fattispecie fiscalmente rilevante la permuta tra cripto-attività aventi eguali caratteristiche e funzioni [...]” (197/2022 Art.1, comma 126). Nonostante sia ancora da chiarire cosa si intenda nello specifico con “caratteristiche e funzioni”, l'intenzione del legislatore pare essere quella di non considerare lo scambio di una criptovaluta con un’altra come un evento fiscalmente rilevante. Scambiare un BTC con un ETH non produrrebbe redditi diversi e non comporta quindi il calcolo di eventuali minus/plusvalenze.

Come calcolare in automatico le tasse sulle proprie crypto

Grazie a CryptoBooks è possibile calcolare e documentare le proprie plusvalenze con il metodo LIFO in automatico. Basta importare le propri transazioni in automatico o manualmente e CryptoBooks fa il resto. Non importa quante siano o quante piattaforma siano state utilizzate, CryptoBooks applica il metodo LIFO in pochi secondi e permette così di ottenere i report fiscali necessari alle proprie dichiarazioni fiscali.

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