Fiscalità
26/09/2024
La tassazione degli strumenti finanziari derivati che hanno come sottostante le criptovalute è un argomento complesso ma fondamentale per chi investe in questo settore. La recente normativa sulle cripto-attività ha portato molte novità e, soprattutto, chiarezza su questo tipo di strumenti finanziari, molto comuni tra i crypto-trader.
In questo articolo esamineremo come vengono tassati i derivati crypto, come i perpetuals, e forniremo alcune linee guida su come gestire la dichiarazione dei redditi.
Partiamo innanzitutto dalle basi, ovvero dalle definizioni: gli strumenti finanziari derivati sono contratti il cui valore deriva da un'attività sottostante, in questo caso le criptovalute. I derivati sono una categoria di strumenti, all’interno della quale abbiamo poi sotto-distinzioni. Gli strumenti finanziari più comuni che hanno come sottostante valute digitali sono i futures e i perpetuals, che consentono agli investitori di speculare sul prezzo delle criptovalute senza possedere direttamente l'asset.
I futures sono contratti “derivati” in cui due parti si accordano per comprare o vendere una certa quantità di criptovaluta a un prezzo predeterminato in una data futura. La caratteristica peculiare possiamo dire essere quella di avere una data di scadenza fissa.
I futures crypto sono contratti derivati in cui due parti si accordano per comprare o vendere una specifica quantità di criptovaluta a un prezzo stabilito, con liquidazione in una data futura predefinita. La caratteristica distintiva dei futures è la data di scadenza, che può essere mensile, trimestrale o semestrale. Alla scadenza del contratto, la posizione viene automaticamente chiusa e il contratto viene regolato.
Regolazione fisica: prevede la consegna effettiva della criptovaluta alla scadenza
Regolazione finanziaria: viene liquidata la differenza tra il prezzo del contratto e il prezzo spot al momento della scadenza, senza trasferimento fisico dell’asset
I futures vengono impiegati per la copertura del rischio (hedging) o per speculazione. Ad esempio, un investitore può utilizzare futures per proteggersi dalle fluttuazioni di prezzo della criptovaluta o per scommettere su movimenti di mercato a lungo termine.
La leva può essere utilizzata nei futures, permettendo ai trader di aprire posizioni maggiori rispetto al capitale disponibile. Tuttavia, l’uso della leva aumenta anche il rischio di liquidazione.
I perpetual contracts sono derivati simili ai futures, con la differenza fondamentale che non hanno una data di scadenza. Questo permette agli investitori di mantenere la posizione aperta per un periodo indefinito, a meno che non decidano di chiuderla o vengano liquidati per insufficienza di margine.
Per mantenere il prezzo del contratto vicino al prezzo spot dell’asset sottostante, i perpetuals utilizzano un sistema chiamato funding rate. Questo tasso viene pagato periodicamente tra i trader long (che comprano) e short (che vendono):
se il funding rate è positivo, i trader long pagano i trader short;
se il funding rate è negativo, i trader short pagano i trader long.
Questo meccanismo incentiva i trader a riequilibrare le posizioni, mantenendo il prezzo del contratto allineato al valore di mercato della criptovaluta.
I perpetuals offrono spesso una leva finanziaria molto elevata, che può arrivare fino a 100x o oltre, a seconda dell’exchange. Ciò rende questo strumento molto popolare tra i trader che speculano sulle rapide oscillazioni dei prezzi delle criptovalute.
L’uso della leva e l’assenza di una scadenza espongono i trader a rischi elevati di liquidazione, specialmente in mercati volatili. Per questo motivo, i perpetuals sono strumenti generalmente utilizzati da trader esperti e con una buona gestione del rischio.
I profitti derivanti dalla negoziazione di strumenti finanziari derivati legati alle criptovalute sono considerati redditi finanziari e, in Italia, sono soggetti a una tassazione fissa del 26%. Questa aliquota si applica anche alle plusvalenze da cripto-attività e rappresenta un’imposta sostitutiva rispetto alla tassazione ordinaria IRPEF, che potrebbe essere superiore.
Base imponibile: la base imponibile, ovvero l’importo su cui si calcola l’imposta, è determinata dalla differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita del derivato; per i derivati crypto, come futures e perpetuals, si tiene conto della chiusura della posizione e del guadagno realizzato, sia esso monetizzato (in valuta fiat) o reinvestito in crypto.
Imponibilità: in linea generale, i profitti ottenuti dalla compravendita di derivati crypto che hanno come sottostante (o collaterale) una o più criptovalute sono equiparati a redditi di capitale. Questo significa che, indipendentemente dal tipo di strumento derivato (futures, opzioni o perpetuals), l’imposta fissa del 26% si applica al netto delle eventuali perdite compensate nello stesso periodo fiscale (la medesima tassazione delle plusvalenze da trading spot di cripto-attività).
Bisogna prestare massima attenzione ad un punto chiave della normativa più recente sulle criptovalute: la normativa fiscale italiana, in particolare nella Circolare n. 30/E dell’Agenzia delle Entrate del 27 ottobre 2023, ha chiarito che gli strumenti finanziari derivati con sottostante cripto-attività non rientrano nel regime fiscale specifico delle cripto-attività.
Il Regolamento (UE) 2023/1114, noto come MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation), conferma questa impostazione a livello europeo. MiCAR stabilisce che le cripto-attività già coperte da normative esistenti sugli strumenti finanziari continuano a essere regolate da tali normative, mentre MiCAR si applica in via residuale alle cripto-attività non coperte.
Vale a dire: se esiste già una norma che regola un determinato strumento finanziario, come i futures o i perpetuals, è indifferente che abbia come sottostante una cripto-attività: la regola da applicarsi sarà quella già esistente e più generale.
Le cripto-attività e gli strumenti finanziari derivati con sottostante crypto sono considerati due categorie di asset distinte. Questo comporta una conseguenza fiscale importante: non è possibile compensare le plusvalenze e minusvalenze derivanti dal trading di cripto-attività con quelle derivanti dalla compravendita di strumenti finanziari, anche se questi hanno come sottostante delle criptovalute.
Invece, le perdite realizzate su strumenti finanziari derivati crypto (es. futures o perpetuals) possono essere compensate con i guadagni ottenuti da derivati che hanno come collaterale asset diversi, come azioni, indici o obbligazioni. Ad esempio, è possibile compensare una minusvalenza derivante da un future su Bitcoin con una plusvalenza ottenuta da un future su azioni.
Le perdite derivanti da strumenti finanziari derivati crypto possono essere portate in compensazione con eventuali plusvalenze fino al quinto anno successivo alla realizzazione della perdita.
Nota: in questo caso, le minusvalenze possono essere portate in compensazione per un anno in più rispetto ai 4 previsti dalla normativa sulle cripto-attività!
Anche per questo motivo è fondamentale dichiarare le perdite: potrai pagare meno tasse negli anni successivi!
I futures sulle criptovalute sono contratti che obbligano l’acquirente a comprare o vendere l’asset sottostante a un prezzo predefinito in una data futura. Questi strumenti vengono spesso utilizzati per speculare sull’andamento del prezzo delle criptovalute.
A livello fiscale, i profitti generati dalla compravendita di futures crypto sono considerati redditi di capitale e sono tassati con un’aliquota fissa del 26%, come previsto per i derivati finanziari.
Sintetizziamo in punti quello che devi fare e sapere per calcolare i profitti da futures che hanno come collaterale cripto-attività:
Aliquota fiscale: i profitti sono considerati redditi di capitale e sono tassati con un’aliquota fissa del 26% in Italia.
Momento della tassazione: la tassazione avviene al momento della chiusura del contratto. L’imposta deve essere versata l’anno successivo, in fase di dichiarazione dei redditi.
Compensazione delle perdite: le minusvalenze derivanti da futures possono essere utilizzate per compensare eventuali plusvalenze future, riducendo o azzerando l’imponibile.
Acquisti un contratto future per €10.000
Lo vendi dopo 6 mesi a €30.000
Il profitto è di €20.000
L’imposta al 26% sarà pari a €5.200
I perpetuals sono strumenti simili ai futures, ma non hanno una data di scadenza, il che li rende molto popolari tra i trader. Sono offerti da piattaforme come Bitmex e Binance.
Anche per i perpetuals, seguiremo regole simili a quelle appena viste per i futures:
Calcolo della base imponibile: la base imponibile per i perpetuals viene calcolata come la differenza tra il prezzo di apertura e il prezzo di chiusura del contratto. Solo i profitti sono soggetti a tassazione.
Tassazione delle commissioni (funding rates): nei perpetuals, esistono delle commissioni periodiche chiamate funding fees, che vengono pagate tra trader long e short; queste commissioni sono considerate redditi imponibili per chi le riceve e possono essere deducibili per chi le versa, a seconda del contesto fiscale.
Aliquota fiscale: l’aliquota applicata ai profitti derivanti da perpetuals e alle funding fees è sempre pari al 26%, analogamente ai futures.
Dichiarare i redditi derivanti da strumenti finanziari legati alle cripto-attività può essere complicato, soprattutto dopo l’introduzione delle nuove regole fiscali a partire dal 2023. È importante ricordare che le cripto-attività devono essere dichiarate separatamente dagli strumenti finanziari derivati che hanno come collaterale criptovalute. Ecco una guida per semplificare il processo:
documentazione: raccogli e conserva tutta la documentazione relativa alle transazioni, inclusi contratti, estratti conto e ricevute;
calcolo dei profitti e perdite: esegui il calcolo dei profitti e delle perdite per ogni transazione, sia per futures che per perpetuals; assicurati di seguire il metodo di calcolo previsto dalle normative vigenti;
compensazione delle perdite: verifica la possibilità di compensare le minusvalenze con plusvalenze ottenute da altri redditi finanziari, riducendo così l’imponibile;
consulta un esperto fiscale: data la complessità delle normative, è altamente consigliabile rivolgersi a un consulente fiscale per garantire una corretta dichiarazione e conformità alle regole.
I redditi derivanti da strumenti finanziari devono essere dichiarati nel Quadro RT del modello Redditi Persone Fisiche. A seconda del tipo di strumento finanziario - e, ormai l’avrai capito, a prescindere che ci siano criptovalute come sottostante! - potresti doverli includere in una sezione piuttosto che un’altra. L’Agenzia delle Entrate fornisce indicazioni dettagliate nella sua guida alla compilazione.
La tassazione dei derivati crypto, inclusi futures e perpetuals, è un aspetto fondamentale che ogni investitore in criptovalute deve conoscere. Sebbene le regole possano variare a seconda del tipo di strumento, è fondamentale comprendere come vengono tassati questi strumenti finanziari per evitare sanzioni e ottimizzare il proprio portafoglio.
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